La favola dei fratelli Grom

Crema come una volta. Ma anche la stracciatella «mondiale» che Federico si vanta di preparare da quando andava alle scuole medie, tanto è vero che per la promozione si fece regalare la gelatiera Simac.

Sono i gusti della tradizione italiana, quelli che hanno regalato meritata fortuna economica a due geni del marketing, appunto Federico Grom e Guido Martinetti, capaci di vendere gelato non artigianale (viene prodotto tutto a Caselle, vicino a Torino, per i 67 negozi) con i crismi estetici del chilometro zero: qualità alta (e pure il prezzo), accorgimenti vincenti come l’uso del pozzetto e non delle vaschette, i nomi che evocano le trine delle zie. Insomma, tutto come una volta e non solo la crema. Un impasto perfetto di eccellenza e di italianità. La favola dei fratelli Grom.

Ora che il marchio è stato venduto alla multinazionale Unilever ci sentiamo tutti un po’ delusi. I cari sapori di un tempo uniformati ad Algida, Carte d’or, Magnum. Che significa? Significa che Grom e Martinetti, da soli, non potevano crescere più di così. Significa che un colosso da 50 miliardi ha puntato su un’azienda con un fatturato di 30 milioni per assicurarsi un brand che meglio di ogni altro mette insieme due parole chiave: Italia e gelato. Significa che Martinetti e Grom hanno deciso di diventare davvero ricchi.

Il resto non riguarda loro, ma un Paese dove l’imprenditoria è vessata dalla burocrazia, dove un ragazzo che vende coni costa di tasse più a Bergamo che a New York, dove la rigidità del sistema bancario paralizza lo sviluppo invece di aiutarlo. A questo punto, un applauso ai fratelli Grom e usciamo a farci una coppetta.

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