In fila per il Maalox

Di solito tutti vincono (le elezioni), questa volta le ha vinte uno solo. Di solito tutti parlano (dopo le elezioni), questa volta ha parlato chi ha perso. Qualcosa sta cambiando nelle abitudini della politica italiana, ma la mutazione genetica più grande l’ha dimostrata il mattatore: Matteo Renzi.

Di solito tutti vincono (le elezioni), questa volta le ha vinte uno solo. Di solito tutti parlano (dopo le elezioni), questa volta ha parlato chi ha perso. Qualcosa sta cambiando nelle abitudini della politica italiana, ma la mutazione genetica più grande l’ha dimostrata il mattatore: Matteo Renzi, di solito così esuberante da sfiorare la logorrea verbale, sembrava Churchill. Misurato, incline alla mezzatinta, mai sopra le righe.

Così, mentre Grillo prendeva il Maalox contro l’acidità di stomaco e lo offriva a Casaleggio; mentre Berlusconi incolpava della sconfitta le 4 ore settimanali a Cesano Boscone; mentre Salvini inneggiava al trionfo aggrappandosi a un 6% laddove fino all’altroieri era al 30%, Renzi ascoltava. E dopo una lunga pausa diceva: «Non è il momento dei festeggiamenti, ma del lavoro. È il momento di dimostrare di avere meritato la fiducia degli italiani. E di proseguire nella rottamazione».

Un’uscita sobria e certamente studiata che indica un decisionismo insolito per un politico italiano. Chiunque avrebbe incassato il successo e avrebbe prenotato un paio di settimane di vacanza a Ponza o si sarebbe messo a scrivere la prefazione di un libro , magari dal titolo: «I miei primi 80 euro». Al contrario Renzi si rimbocca le maniche. La sensazione che lo scenario stia cambiando è percepibile. Ieri una statistica dava la fiducia dei consumatori al livello massimo negli ultimi 4 anni. Buon segno. Se davvero il premier prosegue nella rottamazione il Maalox dovranno prenotarlo in tanti.

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