Il pass di Greganti

di Giorgio Gandola

Per entrare in Senato è indispensabile un pass. Giornalisti, ospiti e visitatori devono dotarsene declinando le generalità e facendo registrare il documento d’identità all’ingresso. Parola di testimone. Tutti tranne Primo Greganti.

Per entrare in Senato è indispensabile un pass. Giornalisti, ospiti e visitatori devono dotarsene declinando le generalità e facendo registrare il documento d’identità all’ingresso. Parola di testimone. Tutti tranne Primo Greganti, il compagno G che vent’anni dopo - come un eroe di Dumas - riesce nelle mirabolanti imprese che ne avevano caratterizzato la biografia vent’anni prima.

Questo si evince alla lettura della notizia che i pm di Milano pedinavano uno degli uomini chiave dell'inchiesta sulle tangenti dell’Expo, ma si dovevano fermare sulla soglia di palazzo Madama, che Primo Greganti varcava ogni mercoledì. Per andare da chi? Nessuno lo sa, neppure il presidente del Senato, Piero Grasso, al quale la domanda è stata formalmente posta dal capogruppo Pd Luigi Zanda e dal senatore sempre Pd Felice Casson. Quesiti formulati per allontanare dal partito democratico il sospetto che Greganti, forte delle vecchie amicizie, avesse qualcosa a che fare con il mondo dem. La risposta del presidente Grasso è strana: sul registro del Senato quel nome non esiste, quindi non è mai entrato. Un fantasma si aggirava tra i velluti e gli arazzi di palazzo Madama. E questa immagine ci riporta alla stagione della prima Tangentopoli, quella originale, quando Greganti se ne stava in prigione senza aprire bocca. E Carlo Sama si presentò a Botteghe Oscure con la tangente da un miliardo per il Pci. Ma, una volta entrato, non seppe dire a chi l’aveva consegnata. Ai giudici bastò e un filone d’inchiesta scomparve, con la borsa, fra il secondo e il terzo piano. Misteri d’Italia.

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