Il nodo e il mare

«Bruxelles applaude alla proposta italiana per risolvere il problema dei migranti». Così titolavano un mese e mezzo fa quasi tutti i giornali e i siti d’Europa davanti all’efficacia virtuale del «migration compact».

Poi, scemata l’eco delle ovazioni, il silenzio. Un silenzio rotto solo da foto che urlano e che mostrano barconi stipati di disperati mentre si rovesciano nel Canale di Sicilia. La settimana scorsa il G7 riunito in Giappone ha fatto propria la proposta italiana e l’ha rilanciata come esempio di concretezza ed efficacia. Poi è tornato il silenzio. Un silenzio rotto dall’allarme dell’Unicef con dati che stridono come un’unghia sul vetro: ogni mese mille minorenni non accompagnati approdano sulle sponde italiane.

Lunedì 30 maggio il colpo di scena più grande: la Germania - parola della cancelliera Merkel - ha deciso di appoggiare il progetto del governo di Roma in tre punti su quattro: 1) controllo dei confini e dei flussi nei Paesi d’origine 2) progetti di investimento e cooperazione per migliorare la sicurezza interna di quei Paesi; 3) progetti per migliorare le condizioni di vita nei Paesi di provenienza con un fondo europeo di 4,5 miliardi al quale andrebbero aggiunti investimenti pubblici e privati fino a 60 miliardi di euro. Sul quarto punto (vale a dire il finanziamento di tutto questo con eurobond) il no tedesco rimane. Il problema è che nulla è stato ancora fatto per dare il via al migration compact. E che - bontà sua - il Consiglio europeo si riunisce il 29 giugno. Profughi che fuggono dalla guerra e migranti che cercano una dignità di vita non aspettano che i burocrati di Bruxelles si facciano il nodo alla cravatta.

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