Il ciclista nel mirino

di Giorgio Gandola

«Salviamo i ciclisti dagli agguati del traffico». É questo lo scopo della riforma del codice della strada che sta partendo in Parlamento . Nobile intento, anche se sarebbe altrettanto utile salvare il traffico dagli agguati di qualche ciclista psichedelico.

«Salviamo i ciclisti dagli agguati del traffico». É questo lo scopo della riforma del codice della strada che sta partendo in Parlamento . Nobile intento, anche se sarebbe altrettanto utile salvare il traffico dagli agguati di qualche ciclista psichedelico. Ma questa è un’eventuale altra puntata.

L’iter della riforma, che prende spunto da un documento dell’Anci (associazione dei Comuni italiani), parte da un punto fermo: nel centro delle città è necessario abbassare il limite di velocità per le automobili a 30 km all’ora». Per inquinare meno? Per fare meno rumore nel caso non infrequente che al posto dell’asfalto ci sia il porfido? No, come recita il disegno di legge «per consentire la circolazione a doppio senso delle biciclette nelle strade a senso unico».

Sì, avete capito bene: i ciclisti potrebbero utilizzare le strade a senso unico per circolare contromano. Allegramente, fischiettando, magari parlando al telefonino o con il cane al guinzaglio (parola di testimone). Vorremmo sommessamente obiettare che se lo scopo è quello di salvaguardare chi usa le due ruote, questa non ci sembra una grande idea. Consentire ai ciclisti di procedere contromano significa renderli un obiettivo sensibile per gli automobilisti spericolati e raddoppiare il rischio di incidenti. Più che risolvere un problema se ne moltiplicherebbero gli effetti negativi. Se la riforma prosegue su questa linea speriamo (per la prima volta) che le sabbie mobili del Parlamento facciano il loro dovere.

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