Il cavillo di Galan

Quando vuole, il Parlamento è più granitico del Mose. Argina tutto, anche i tentativi di rendere meno incomprensibili e lontani dal cittadino certi perversi meccanismi della politica. Vi ricordate la legge per il blocco dei vitalizi ai parlamentari condannati per reati contro la pubblica amministrazione?

Ecco, bypassata da un codicillo, almeno per Giancarlo Galan, grande galleggiatore veneto di Forza Italia, ex governatore arrestato per corruzione, con la carriera politica sprofondata in laguna per avere ricevuto sei milioni di euro di mazzette. Ebbene, l’ex parlamentare ha patteggiato una pena di 2 anni, 6 mesi e 10 giorni, restituendo 2,6 milioni allo Stato. Vi domanderete: cosa ci azzecca con il vitalizio? Ci azzecca perché, nonostante la condanna e il patteggiamento confermato in Cassazione, lo prenderà.

La legge prevede infatti che il blocco dell’assegno scatti con l’interdizione dai pubblici uffici. E l’interdizione dai pubblici uffici scatta per pene di almeno tre anni di carcere. Per sei mesi Galan rientra fra coloro che hanno diritto nonostante il reato e la condanna passata in giudicato. Di conseguenza, vitalizio valido. E anche trattamento di fine rapporto. Mentre non è ancora certa la cifra di Galan, lo è quella dell’ex assessore Chisso, finito nello stesso scandalo lagunare: 80.558 euro lordi all’anno (dopo 15 anni in Regione) più una liquidazione di 96.000 euro.

Tutto questo dimostra come ogni tentativo di riformare la Casta venga riformato dalla Casta. La legge è precisa e sottolinea che «se il dirigente preposto dovesse rifiutare la liquidazione, ne risponderà personalmente da un punto di vista erariale». Vale a dire che se sul conto di Galan non arrivano i soldi, lui potrà fare causa. E vincerla.

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