I Conti e le Corti

di Giorgio Gandola

Chi si occupa dei conti degli altri sembra avere un piccolo problema: far quadrare i suoi. Per una volta non stiamo parlando delle banche, ma dell’istituto supremo destinato a giudicare la contabilità pubblica, la Corte dei Conti.

Chi si occupa dei conti degli altri sembra avere un piccolo problema: far quadrare i suoi. Per una volta non stiamo parlando delle banche, ma dell’istituto supremo destinato a giudicare la contabilità pubblica, la Corte dei Conti. La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il bilancio 2013 con una spesa di 313 milioni e il ministero del Tesoro ne ha coperti 280.

Una cifra notevole che va a incidere sulla spesa pubblica, presumiamo necessaria per dare alla Corte amministrativa tutti gli strumenti per verificare le spese altrui e per costringere chi spreca a rientrare e a temere sanzioni.

Sapere che la Corte dei Conti sfora di 13 milioni (il 4%) i suoi non ci rassicura e ci induce a un piccolo approfondimento, almeno per dovere di cronaca. I nostri magistrati contabili costano più di tutti gli altri colleghi europei. Il National Audit inglese ha chiesto e ottenuto 80 milioni di euro (quattro volte meno) in presenza d’una realtà più o meno simile alla nostra, ma ha fatto risparmiare allo Stato un miliardo di cosiddette spese non necessarie da parte degli organismi dell’amministrazione. A Parigi, la Court des Comptes è costata 206 milioni (un terzo in meno), mentre l’austero Bundesrechnunshof costa alla signora Merkel 127 milioni, meno della metà.

La comparazione è come al solito perdente e fa capire quanto sia imprescindibile una cura dimagrante seria dei capisaldi della pubblica spesa, dopo che quelli privati (famiglie, aziende, associazioni) sono usciti più o meno emaciati dalla lunga crisi di sistema. Al contrario, nel pubblico l ’attitudine è quella di continuare sopra le righe come se nulla fosse accaduto, cosa che avveniva in altri tempi e in altre corti dalle parti di Versailles. Peccato, i cittadini si sono accorti da tempo che a livello statale sono tutti bravi a sollecitare le spending review. Quelle degli altri.

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