Habemus signor Rossi

La corsa in salita è cominciata. Gente col fiatone corre verso il Quirinale e affila i gomiti per farsi largo al momento giusto.

Per ora è una gara invisibile, sotterranea ma tutt’altro che virtuale. La competizione a chi arriva primo sul colle più prestigioso di Roma è lanciata anche se nessuno ha sentito lo sparo dello starter. Giorgio Napolitano è all’ultimo giro di giostra, non vede l’ora di scendere e di godersi la pensione. E in questo limbo natalizio si affinano le alleanze per candidature credibili.

Già, ma c’è un problema, di questi tempi: ciò che è credibile per la classe politica, per l’italiano medio sa di muffa. Così nessuno sembra entusiasta nello scoprire che il centrosinistra potrebbe coalizzarsi su Romano Prodi, l’uomo dell’Ulivo, il premier che due volte battè Berlusconi nella corsa a Palazzo Chigi e che ancora oggi crea accessi di orticaria nel campo del centrodestra. E lo scetticismo aumenta allo snocciolare delle alternative a gauche: Massimo D’Alema (che un po’ si sta bruciando in questa stagione barricadera), Laura Boldrini, Anna Finocchiaro (non sottovalutate la prima volta di una donna), Walter Veltroni (uomo per tutte le prefazioni). C’è chi si defila e intanto si posiziona, come Giuliano Amato che piace anche al centrodestra. Gianni Letta potrebbe avere chances nella bagarre.

E per chi ama l’alternativo chic ecco Zagrebelsky e Dario Fo. Il problema è sempre lo stesso: con tutto il rispetto sanno di antico, di sorpassato. E allora il sogno è che esca dall’urna il milite ignoto. Nel senso del signor Rossi, di mister Smith. Un italiano sereno e stupito che nessuno conosce. Soprattutto coloro che hanno portato l’Italia nella tempesta.

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