Gratis o niente

È il mercato bellezza. Verrebbe da commentare così (e poi passare ad altro), la notizia che Google, il motore di ricerca più potente di un 12 cilindri Ferrari, ha deciso di chiudere con le News in Spagna.

Il motivo è elementare: il parlamento iberico sta mettendo a punto una legge per costringere il colosso americano a pagare i diritti d’autore agli editori dei contenuti, utilizzati dall’algoritmo delle meraviglie per generare traffico, contatti, pubblicità e fatturato miliardario. Ma lasciati da anni senza il becco di una percentuale, nel rispetto di un malinteso senso della totemica libertà di espressione e di informazione della rete. Come se il gelataio all’angolo dovesse regalarci ogni giorno il cono con panna per assecondare il nostro diritto di gustare il gelato o il meccanico di fiducia dovesse ripararci la Panda del tutto gratis nel rispetto della nostra prerogativa di guidare. Fallirebbero l’uno e l’altro, quindi in caso di mancato pagamento avrebbero tutto il diritto di presentarsi a riscuotere con la faccia scura e pure con il cric.

È quello che stanno pensando di fare in Spagna, dove don Chisciotte faceva bei sogni ma Sancho Panza teneva i conti. E la sola idea di dover affrontare una regola non vantaggiosa ha indotto Google - vale a dire un campione del liberismo americano insegnato al mondo nel rispetto delle leggi- a chiudere tutto per non pagare dazio. Il segnale per gli altri Paesi (fra i quali l’Italia) è evidente. In attesa di mosse e contromosse dentro una partita ancora lunga, possiamo arguire che a Google, con lo slogan «gratis o niente», piaccia vincere facile.

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