Evasioni lontane

«L’evasione va fermata e non rincorsa». Il distinguo sportivo - meglio portieri che mediani - è il cuore del programma di Rossella Orlandi, nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, chiamata in campo in sostituzione di Attilio Befera, che al contrario era fautore dei blitz a sorpresa.

«L’evasione va fermata e non rincorsa». Il distinguo sportivo - meglio portieri che mediani - è il cuore del programma di Rossella Orlandi, nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, chiamata in campo in sostituzione di Attilio Befera, che al contrario era fautore dei blitz a sorpresa e delle entrate in scivolata con qualche scivolone.

La signora Orlandi sembra determinata e accompagnata dalle migliori intenzioni: «La vera rivoluzione è impedire l’evasione, non inseguirla. Le stime dicono che ogni anno vengono sottratti al Fisco 120 miliardi di euro e noi ne recuperiamo solo 13. Colmare la differenza con gli strumenti adatti sarebbe più utile che andare a cercare i 600 miliardi del passato che non si riusciranno mai a incassare».

Legittimo progetto, in questi anni ne sono stati lanciati tanti, più o meno tutti con l’effetto deprimente di strangolare il commercio senza recuperare altro che spiccioli. Per questo la ricerca di strumenti nuovi e soprattutto preventivi ci sembra interessante. Con due avvertenze. La prima: dimenticarsi dei 600 miliardi sottratti in passato allo Stato (quindi ai contribuenti italiani) da mariuoli che domani girerebbero a testa alta, orgogliosi d’essere ufficialmente impuniti, è un intento che con l’equità e la giustizia sociale ha poco a che vedere. La seconda: è vero che andando a cercare nel passato si rischia di finire davanti al cancello di un’azienda fallita, quindi insolvibile.

Ma è anche vero che certi fallimenti somigliano a resurrezioni laiche: basta cambiare il nome e il gioco è fatto. Mantenere una certa attenzione sul passato non è poi così negativo, in fondo a stradine impervie può sempre esserci la pignatta piena d’oro.

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