Dal divano alle poltrone

di Giambattista Gherardi
«Non lo scriva, ma la prima cosa da fare in municipio è cambiare le serrature». La confidenza arriva al seggio elettorale, da parte di chi ha appena vinto le elezioni in uno dei tanti Comuni delle nostre valli.

«Non lo scriva, ma la prima cosa da fare in municipio è cambiare le serrature». La confidenza arriva al seggio elettorale, da parte di chi ha appena vinto le elezioni in uno dei tanti Comuni delle nostre valli.

A suo modo un «atto dovuto» per prendere pieno possesso della macchina comunale e avere tutto sotto controllo, non fosse altro per la responsabilità che deriva dal nuovo ruolo. In molti casi la moda nasconde un po’ maldestramente una sorta di rivalsa sui predecessori, accompagnata da un «non mi fido» lanciato a qualche amministratore abituato a vivere il municipio come una seconda casa.

Trasparenza e «Comuni di vetro» tanto decantati in campagna elettorale, diventeranno presto e nuovamente roccaforti da espugnare. I nuovi custodi saranno pronti a difendere quelle chiavi in nome di un rinnovamento che troppe volte è stato semplice inversione degli addendi locali. La scommessa da vincere è quella di prendere esempio dagli anglosassoni che dal 2003 si appassionano a milioni al «couchsurfing».

È il turismo che prevede, semplicemente, lo scambio di case: io ti lascio libera la mia sui colli di Bergamo, tu mi presti l’appartamento a due isolati da Buckingam Palace. Qui la fiducia è necessariamente totale, altrimenti il cambio di serrature dovrebbe essere settimanale.

Un’utopia? Forse, ma anche un «sogno» da inseguire nell’amministrare, nel non sentire «cosa propria» ciò che è «casa di tutti». La parola inglese che definisce questo tipo di turismo si traduce letteralmente con «andare da un sofà all’altro», la fiducia cioè di affidare ad altri l’amato santuario di relax: il divano. L’auspicio che questo avvenga anche per le poltrone.

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