L'Urlo
Giovedì 10 Luglio 2014
Copacabana
di Giorgio Gandola
Ma sette gol subìti sono un buono o un cattivo investimento? Per ottenere una risposta equilibrata basta non chiederlo al portiere Julio Cesar e a 200 milioni di brasiliani. Una simile disfatta ha inevitabilmente ricadute sull’economia ed è quindi interessante intercettare gli umori degli esperti.
Ma sette gol subìti sono un buono o un cattivo investimento? Per ottenere una risposta equilibrata basta non chiederlo al portiere Julio Cesar e a 200 milioni di brasiliani. Una simile disfatta ha inevitabilmente ricadute sull’economia ed è quindi interessante intercettare gli umori degli esperti.
Secondo l’agenzia Bloomberg non è detto che sia una disgrazia perché alla lunga il capro espiatorio non sarà individuato nel commissario tecnico Scolari ma nella presidente Dilma Roussef (popolarità al 38%), che potrebbe persino rischiare il tracollo elettorale in autunno per la felicità dei grandi investitori internazionali che le imputano la stagnazione del Paese dopo anni di crescita esponenziale.
Secondo il gruppo Nomura invece l’umiliazione nazionale potrebbe diventare un volano negativo per tutto, poiché i brasiliani identificano il loro destino con quello della squadra di calcio. Si sa che la depressione (non fanno che piangere) e l’instabilità sono i nemici principali della crescita.
Così ci ritroviamo con la domanda di partenza e con un paio di dati disarmanti: il mondiale è costato 11 miliardi (1,5 circa per ogni gol tedesco) e i sette milioni di persone che vivono con un dollaro al giorno non hanno neppure la consolazione di sognare la coppa. In tutto questo la disillusione potrebbe riaccendere la miccia delle proteste per le diseguaglianze sociali nel Paese. Dopo gli anni del bengodi, il Brasile segna il passo e il suo pil aumenta solo del 2% l’anno. Poiché non solo nel calcio tutto è relativo, se il dato riguardasse il pil italiano ci sentiremmo la locomotiva d’Europa.
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