Benvenuta Lituania

La foto simbolo è una ragazza imbacuccata in guanti e sciarpa rosa che esulta davanti alla Banca di Lituania. Il motivo sembra così importante da suscitare entusiasmo: il suo Paese è entrato nell’euro.

Dal primo gennaio ecco l’ultima nazione baltica (dopo Lettonia ed Estonia) ad avere convinto Bruxelles e ad avere raggiunto i parametri per far parte del club. A Vilnius si festeggia, il traguardo è politicamente dirompente: dopo 70 anni di dominazione sovietica e 25 da cuscinetto autonomo, ecco che la Lituania entra a buon diritto nella grande famiglia continentale. Subito il presidente della commissione, Jean Claude Juncker, ha mandato i suoi auguri.

Senza voler essere per forza euroscettici (scelta del tutto opinabile), ci sentiamo di dare un paio di consigli ai lituani. Dovessero avere progetti per consorzi economici d’eccellenza (tipo made in Italy), lascino perdere perché l’Europa non li riconosce e nel rispetto persino maniacale del libero mercato tende a smantellarli. Dovessero anche solo immaginare di valorizzare prodotti alimentari, facciano confluire i loro sforzi su altro perché i burocrati di Bruxelles tendono a omologare tutto. Come se una mozzarella tedesca valesse quella di Salerno. Inoltre comincino ad abituarsi a finanziarla, l’Europa, con un contributo di alcune centinaia di milioni all’anno (gli italiani versano 17 miliardi) per riaverne di meno come noi, in credito di 5,7 miliardi. La forza della Lituania è nei suoi conti: il debito sul Pil è solo del 40% e la disoccupazione fluttua attorno al 10%. Ma attenzione, dovesse subire qualche calamità – per esempio essere gestita per vent’anni da politici italiani – sappia che l’Europa non la aiuterà. O si rimane nei parametri o si viene commissariati dai tedeschi. Benvenuti.

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