Assunti per non lavorare

di Giorgio Gandola
Torniamo in Sicilia. Fra tramonti sul mare, pagine di Sciascia e cassate è sempre un piacere. Il problema è che ultimamente s’impongono le cassate della Regione Sicilia, dessert che finiscono per disturbare la digestione al resto degli italiani.

Torniamo in Sicilia. Fra tramonti sul mare, pagine di Sciascia e cassate è sempre un piacere. Il problema è che ultimamente s’impongono le cassate della Regione Sicilia, dessert che finiscono per disturbare la digestione al resto degli italiani.

L’ultimo scandalo riguarda le 256 ambulanze del 118 e per la precisione il numero di autisti assunti per guidarle: 3350 quando, secondo i magistrati, ne sarebbero bastati 2400, quasi mille in meno.La procura della Corte dei Conti ha messo sotto inchiesta l’ente che gestisce il servizio sanitario. Il motivo è elementare: il governatore Raffaele Lombardo - quello della Lega Sud, dell’indagine per mafia e del figlio candidato alla successione politica con la frase: «Gli elettori decideranno se è una trota o un tonno» - avrebbe fatto pagare quei mille dipendenti per non lavorare.

La faccenda comincia nel 2010 quando la Regione Sicilia decide di togliere al 118 della Croce Rossa la gestione delle emergenze per affidarla a una società pubblica costituita dalle Asl dell’isola. Carrozzone pericoloso ovunque, quindi anche a quelle latitudini. In due occasioni, alla vigilia elettorale, il numero delle ambulanze raddoppia e non se ne comprende il motivo. Adesso ecco l’inchiesta con la novità: i mille autisti di troppo sono stati assunti a chiamata diretta, senza concorso, per sanare una situazione di precariato. Lo spreco di denaro pubblico è stato valutato attorno ai 30 milioni l’anno. Vale a dire ad oggi un centinaio di milioni. Leonardo Sciascia la chiamerebbe «una storia semplice».

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