Annebbiati
dallo smog

Cavalcare le polveri sottili con il tappeto volante è un’operazione raffinata. Ma la politica travolta dai trigliceridi riesce anche in questo, e Beppe Grillo guida l’assalto accusando gli altri partiti di avere la responsabilità dell’aumento dello smog in Italia.

Ormai tutto è ring, tutto è occasione di sfida, anche il Pm10. Le condizioni in cui versano la nostra aria, la nostra acqua e il nostro sottosuolo costituiscono emergenza continua e sarebbe il caso di occuparsene seriamente, lontano dagli slogan elettorali.

Il blocco imposto in alcune città lombarde e le targhe alterne di Bergamo sono provvedimenti-tampone, certamente non risolutivi, ma davanti a parametri sforati in modo permanente non si poteva rimanere inerti. Fermare le automobili è la soluzione più facile, immediata. Anche perché non si può impedire ai cittadini di uscire di casa (cosa che a Pechino e a Città del Messico avviene) e neppure imporre loro di spegnere le caldaie dei condomini, ragione principale dell’espandersi nell’aria del veleno chiamato smog.

La puzza che ci accompagna, l’odore acre di plastica bruciata che ci circonda, la gola irritata e le difficoltà respiratorie minano la salute delle persone e non dovrebbero essere motivo di scontro politico, bensì di impegno comune per affrontare con coscienza non un problema, ma il problema: la salvaguardia di ciò che ci è stato tramandato e che noi dovremmo preservare (molto in teoria) per i nostri figli.

Oltre a una cultura politica che ci è estranea, per attenuare la morsa delle polveri sottili servirebbero neve, pioggia, vento, elementi naturali dell’inverno del tutto scomparsi in questa stagione dolciastra e caramellosa. Sembra che anche la natura sia svogliata, tramortita dai veleni. Come noi.

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