41 centesimi

Il fisco non fa sconti, e qualcosa ci fa presumere che la lotta all’evasione fiscale sia ripresa nel silenzio efficiente dei controlli a tappeto. Ne abbiamo l’inquietante conferma da una notizia che arriva da Jesolo, dove il chiosco sulla spiaggia della signora Laura Pavan è stato chiuso dopo che gli uomini dell’agenzia delle entrate hanno individuato e punito in maniera esemplare – come vuole lo stile del governo Renzi, impegnato a integrare un’evanescente spending review – l’odioso reato: tre giorni di chiusura più 500 euro di multa, più la condanna accessoria a doversi affidare a un commercialista per il disbrigo delle pratiche.

È il momento di svelare il reato: la commerciante in ghiaccioli, haribo, caramelle latte-menta e bomboloni a richiesta non ha emesso quattro scontrini in cinque anni. Totale incassi non denunciati: 4 euro. Totale evasione Iva: 41 centesimi.

«La goccia che ha fatto traboccare il vaso – confessa sconsolata la Pavan – è stata una bottiglietta d’acqua regalata a un operaio che stava lavorando qui davanti con una draga per il rifacimento dell’arenile. Aveva sete e c’era un gran sole». Ma le regole sono regole e la colpevole ha pagato il fio del suo danno all’erario. C’è da capirlo, il fisco. Quarantun centesimi oggi e quarantun centesimi domani, c’è il rischio che di fronte a queste innocenti evasioni i conti dello Stato si dissestino. Poi chi la sente, la Merkel? Scherzi a parte, la sensazione di un Paese che vessa i deboli per non doversi cimentare con i potenti è sempre più palpabile. E non pensi, Laura Pavan, di rivolgersi neanche per sbaglio alla Corte Costituzionale per avere giustizia. La Consulta protegge partendo da chi possiede il triplo del minimo. Per 41 centesimi non scenderebbe neanche dal letto.

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