La pensione del capitano

di Giorgio Gandola
Pensionati baby anche in caserma. Basta avere cinquant'anni ed essere militari per accedere a una delle finestre con vista sulla pensione più gratificante mai pensata dallo Stato dalla mitica e delirante stagione dei 15 anni 6 mesi e 1 giorno.

di Giorgio Gandola

Pensionati baby anche in caserma. Basta avere cinquant'anni ed essere militari per accedere a una delle finestre - o forse è meglio chiamarlo scivolo visto che la materia sembra da luna park - con vista sulla pensione più gratificante mai pensata dallo Stato dalla mitica e delirante stagione dei 15 anni 6 mesi e 1 giorno.
Per sfoltire i ranghi di Esercito, Marina e Aviazione è stato approntato questo piano: a 50 anni un militare può andare in pensione con l'85% dello stipendio maturato e continuare a lavorare senza che questo secondo reddito entri nel cumulo. Un bel vantaggio per le forze armate, studiato e realizzato dal governo Monti grazie all'impegno del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che ne ha seguito con entusiasmo tutti i passaggi. Essendo stato ammiraglio e capo di stato maggiore, era un tecnico molto particolare.
Il governo Letta ha fatto sue queste decisioni essenzialmente per poter ridurre di 35.000 uomini in 12 anni il personale in divisa, convinto che una proposta del genere possa incontrare il favore degli interessati. Siamo convinti che ci sarà la corsa ad ottenere un privilegio che, con tutto il rispetto per le divise e per i quotidiani sacrifici ai quali sono sottoposte nelle missioni all'estero per tenere alto il nome del nostro Paese, non esitiamo a definire iniquo. Lo scivolo d'oro sta creando non pochi problemi allo Stato nei confronti di tutti gli altri lavoratori della funzione pubblica. E Camera e Senato non sembrano del tutto convinti nel votarlo. Di questi tempi arroccarsi in trincea potrebbe essere una cattiva strategia.

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