«Sono prete per dire grazie a una vita ricca di incontri». Mattia Magoni: «La vocazione? Una chiamata che trovi in ciò che fai e sei»

L’intervista. Dalle marachelle da ragazzo in Seminario al ruolo di incaricato delle vocazioni. «Aiuto i ragazzi che sono alle prese col chiedersi che cosa fare nella vita, per capire se la proposta del Seminario può aiutarli».

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«Vocazione deriva dal latino e significa “chiamata”. È come se sentissi che c’è qualcuno che ti chiama, ti invita. Non è che si sentono le voci, non è che a un certo punto ti convinci perché qualcuno ti dice cosa devi fare.C’è una chiamata che si trova dentro le cose: la senti in quello che fai, quando fai qualcosa che ti piace, quando vivi una passione che ti riempie la vita. Lì avverti con certezza che c’è qualcosa che fa per te». Don Mattia Magoni è un prete: tutti lo chiamano semplicemente Mattia ed è un giovane sacerdote che ha fatto e fa molte cose, ora anche incaricato delle vocazioni del Seminario di Bergamo.

La vocazione la spiega così e lo fa con entusiasmo e con la capacità dialettica di chi insegna e scrive nella vita, altri due “mestieri” tra i tanti che lo vedono impegnato tutto il giorno a Bergamo e non solo. «Qualche volta mi chiedo anche io come sia iniziata la mia vocazione - sorride -. In effetti non ho mai avuto apparizioni strane - ironizza-, non è che fossi particolarmente portato per le “cose di chiesa”. La mia vocazione è iniziata all’oratorio, mentre giocavo a pallone, tra il cestino dove gettavo la carta del ghiacciolo e il calcetto. Ho capito che stare in oratorio mi piaceva, giocare e vivere con gli altri mi faceva stare bene e l’idea che nel futuro potevo essere come il mio don, uno che si prendeva cura degli altri, era una delle cose che mi faceva stare bene».

Ed è così che Mattia all’età di 10 anni chiede l’autorizzazione ai genitori di andare in Seminario: una progetto inizialmente osteggiato ma che Mattia ha saputo realizzare. Con l’entusiasmo che lo contraddistingue: «Io sono diventato prete perché ho sentito il bisogno di dire grazie ad una vita che è stata ricca e generosa di incontri, persone e opportunità, e mi piace pensare di poter trasmettere agli altri la bellezza che io ho ricevuto».

Don Mattia Magoni trasmette una grande voglia di vivere e condividere con le sue parole e attraverso ciò che fa quotidianamente: «Insegno ai ragazzi che diventeranno preti il prossimo anno sia a Bergamo sia a Milano, insegno catechesi ai professori di religione, mi occupo di comunicazione legata alla diocesi. Fino a poco tempo fa il sabato e la domenica in Val di Scalve davo una mano in parrocchia, mi piaceva tantissimo, e ora mi occuperò anche di vocazioni: do una mano ai ragazzi che sono alle prese col chiedersi che cosa fare nella vita se la proposta del Seminario può aiutarli».

Lui il Seminario l’ha vissuto in maniera decisamente rocambolesca: «Un po’ da teppista insieme ai miei compagni - sorride -, come quella volta che abbiamo sottratto un carrello del refettorio e ci siamo lanciati da una discesa. Poi uno di noi è finito al Pronto Soccorso, ma nulla di grave... in fondo non è che se entri dai cancelli del Seminario diventi Santo» ride don Mattia che parla delle sue passioni, dal calcio all’arrampicata. «In Seminario ho avuto l’occasione di praticare tanti sport - dal tennis alla boxe -, ora poi viaggio molto, suono la chitarra» e negli spostamenti non si fa mancare mai il suo KTM 690 Duke: «Comodo per muoversi agilmente» ride e «da grande» sa cosa vuole fare: «Mi piacerebbe continuare a fare quello che faccio già, sempre con passione. L’importante è fare quello che si fa con ciò che ci tiene vivi: per me sono le mie passioni, la preghiera - grande aiuto per mettere in ordine i pezzi -, lo stare con la gente, poter condividere con loro parte della loro esistenza: sono spettatore non pagante dello spettacolo più grande che è la vita»

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