Usa 2008/ Obama vola nei sondaggi, sulle ali della crisi -punto

Usa 2008/ Obama vola nei sondaggi, sulle ali della crisi -punto Nove punti di vantaggio su McCain secondo Abc e Nyt

New York, 24 set. (Apcom) - I sette giorni che hanno sconvoltoWall Street, potrebbero avere anche cambiato il segno alla corsaper le prossime presidenziali, forse in maniera decisiva. Lacrisi economica sembra aver messo le ali al democratico BarackObama. Un sondaggio condotto per conto di Abc e New York Timessuggerisce un vantaggio mai visto finora sull'avversariorepubblicano John McCain: nove punti, 52 contro 43 per cento.Altri istituti di ricerca danno a Obama un margine di vantaggiominore: per Ipsos di appena un punto, per Gallup quattro,Rasmussen parla addirittura di pareggio. La media dei principalisondaggi è tuttavia un rassicurante +3,2 per cento per Obama.Il panorama politico all'inizio di settembre era a senso unico:il repubblicano McCain era in volata dopo la convention del suopartito, con la destra galvanizzata dalla scelta di una convintaantiabortista come vice, la carismatica governatrice dell'AlaskaSarah Palin. Ma a metà mese il vento è girato: la crisifinanziaria ha spinto fuori dalle secche il senatore di Chicago elasciato l'avversario repubblicano alle prese con una burrascache ancora non si placa.Sedici anni fa, quando i democratici hanno vinto l'ultima voltale presidenziali, ad affondare l'allora presidente repubblicanoGeorge H. W. Bush non fu solo il carisma e il talento del giovanedemocratico Bill Clinton ma lo stato dell'economia. I democraticiconiarono uno slogan per riassumere la voglia dell'elettorato discrollarsi di dosso la crisi: "It's the economy, stupid". Diventòil motto informale di Clinton e rappresenta il primo spauracchioanche per i repubblicani di quest'anno.Obama è un avvocato non un economista, e la sua ricetta controla crisi è al più fumosa, ma l'America mostra di fidarsi di luipiuttosto che di McCain. Una ragione è semplice: McCain è unrepubblicano e due americani su tre danno al partito di governola colpa per la crisi. Conta poco che da due anni siano idemocratici a controllare il Congresso, pur con una maggioranzarisicata.Politicamente i democratici additano la tradizione dideregulation avviata da Ronald Reagan per il dissesto e l'aviditàdi Wall Street, ma in fin dei conti quella degli elettori è unarabbia più elementare: i contribuenti sono chiamati ora afinanziare con centinaia di miliardi di dollari il salvataggiodelle grandi banche americane, proprio quando la classe media nonriesce a ripagare le rate del mutuo sulla casa e quando il costodel carburante è alle stelle. Per dirlo in uno slogan, appunto:"it's the economy, stupid".I tumulti dei mercati hanno scandito la scalata nei sondaggi diObama. E' cominciato tutto il 14 settembre, con l'annunciodell'acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America ela liquidazione di Lehman Brothers. Il giorno successivo il DowJones è crollato di oltre cinquecento punti e i titoli politicierano dominati da una gaffe di McCain: "I fondamentalidell'economia sono solidi". Seppure in termini strettamentemacroeconomici non sia sbagliata, la battuta di McCainpoliticamente è risuonata come uno schiaffo alla classe media,che la crisi la sente eccome. I sondaggi hanno cominciato acambiare segno, mezzo punto al giorno Obama ha guadagnato suMcCain arrivando al pareggio il 16 settembre, nella media deiprincipali sondaggi nazionali.Mercoledì 17 il Dow Jones è sceso di altri 400 punti sulle vocidi una fusione tra Morgan Stanley e Wachovia e il panico per uncrollo di Goldman Sachs e Morgan Stanley, le ultime banched'affari rimaste ancora a galla, giù del 30 per cento. Da giovedìsi è cominciato a parlare del piano del segretario del TesoroHenry Paulson per salvare Wall Street. Il Dow ha recuperato 700punti, cancellando le perdite di inizio settimana, ma per irepubblicani l'aria di burrasca resta: salvare i banchieri diWall Street con i soldi dei contribuenti è un pessimo bigliettoda visita a poco più di un mese dalle elezioni.Bush valuta l'ipotesi di presentare il piano con un messaggioalla nazione, nell'ora di massimo ascolto televisivo. Anchequesta non è una decisione facile: davvero i repubblicanivogliono mettere il proprio marchio su una iniziativa necessariama estremamente dolorosa?Un altro poco fattore che non gioca a favore di McCain è lanotizia snidata dal New York Times che - in netto contrasto conquanto dichiarato dallo stesso senatore dell'Arizona - ilresponsabile della sua campagna elettorale, Rick Davis, haricevuto tramite la sua azienda fino al mese scorso, e a partiredal 2005, uno stipendio da 15.000 dollari al mese da Freddie Mac,uno dei colossi dei mutui al centro delle crisi del credito chesta facendo tremare l'economia mondiale. I soldi si aggiungono aicirca 30.000 dollari al mese che il lobbista ha ricevutopersonalmente a partire dal 2000 e per 5 anni sia da Freddie Macche da Fannie Mae, l'altro gigante del settore recentementenazionalizzato dal governo per evitarne la bancarotta. McCain hainvece dichiarato che Davis non aveva avuto più alcun contattocon Freddie Mac almeno dal 2006.Il weekend scorso che ha portato al tramonto del modello dellebanche di investimento, con la trasformazione di Goldman Sachs eMorgan Stanley in holding bancarie. E' l'ennesimo segnale di unpassaggio epocale, del quale Obama sta approfittando al meglio.In attesa del primo dibattito con McCain di venerdì prossimo: inquella occasione l'alta percentuale di indecisi (sarebbe il 18%secondo un sondaggio Ap-Yahoo News) potrebbe cominciare a fareuna scelta di campo.

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