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Martedì 11 Novembre 2008
Obama/ Riserva sul governo, il partito bisticcia sui nomi-focus
Obama/ Riserva sul governo, il partito bisticcia sui nomi-focus Summers non piace a femministe, molti temono 'clintonificazione'
Roma, 11 nov. (Apcom) - Sul nome di Lawrence Summers moltesopracciglia si aggrottano, e la paura della "clintonificazione"del prossimo governo Usa sparge brividi in metà del partitodemocratico. Resta fitta la riserva sulla composizione dellasquadra del presidente eletto Barack Obama, e in assenza disegni chiari, sono diversi i papaveri democratici che bisticcianooffrendo consigli (non richiesti).In primo luogo, Summers come segretario al Tesoro non convincele donne: ovvio, perché l'ex rettore di Harvard tenne un paiod'anni fa un discorso esplosivo sulla mancanza di attitudiniscientifiche che contraddistingue il cervello femminile. Non èforse la persona più adatta ad accattivarsi l'elettorato di unpresidente che ha vinto sconfiggendo la prima candidata donnaplausibile alla Casa Bianca.Kim Gandy, presidente della National Organization for Women, hadetto al sito democratico Huffington Post che su Summers ha"sentimenti ambivalenti" non solo per il famoso discorso diHarvard ma perché "non coglie" le implicazioni economiche del gapsalariale fra uomini e donne. E in periodo di crisi... Appareevidente anche da altri articoli che il sito gestito dallacommentatrice Arianne Huffington sta facendo una campagnaanti-Summers.Tecnicamente l'ex rettore di Harvard ha le carte in regola: fugià segretario al Tesoro nell'era Clinton, è consideratoaffidabile in patria e all'estero, da mesi è consulente economicodi Obama e generalmente viene considerato (essendo maschio) unintelletto economico di prim'ordine. Fra i suoi nemici ci sonoperò - oltre alle femministe - anche quelli che ricordano comenell'era Clinton fu proprio lui ad avviare la deregulation delsettore bancario culminata nella crisi attuale.La strategia più semplice per Obama sarebbe nominare il capodella Fed a New York, Tim Geithner - in seconda fila nella pole,avanti a Paul Volcker o al governatore del New Jersey JonCorzine. Ma non sembrerà che si pieghi alla critiche del partito?La nomina di Summers potrebbe dimostrare che tira dritto per lasua strada (come quando scelse Joe Biden come vice mentre tuttigli consigliavano una donna o un giovane).Summers veramente presta il fianco a un'altra accusa: quella di"clintonificazione" del governo, cosa che preoccupa assai tutti ifautori del Cambiamento. Non c'è dubbio che una buona quantità di'clintoniani' siano già coinvolti: da John Podesta, ex capo digabinetto dell'ex presidente e ora uno dei leader del T-team (lasquadra della transizione); a Greg Craig e Jim Steinberg, giànella squadra di politica estera di Clinton, ora candidati alposto di consulente per la sicurezza nazionale.Ma naturalmente, per vent'anni il partito democratico è stato ilpartito dei Clinton e spazzarne via l'eredità sarebbe oltre chearduo e arrischiato, anche stupido per un neopresidente che nonha avuto il tempo di accumulare accoliti di esperienza. InoltreObama sta anche infarcendo la sua squadra di gente che viene dalsuo ambiente di Chicago, meno abituato a Washington ma fedele alui. Primo fra tutto il suo capo di gabinetto Rahm Emanuel. Poiil suo stratega di campagna, David Axelrod, che verosimilmenteentrerà al governo. Poi il suo capo delle comunicazioni RobertGibbs.Possibili ingressi anche per altri del 'clan di Chicago'dall'immobiliarista Valerie Jarrett al magnate dei parcheggiMarty Nesbitt, entrambi cari amici e consulenti. E si parla diposti importanti per diversi pezzi grossi di Washington che nonsono descrivibili come 'clintoniani'. Fra questi lo stesso excandidato presidenziale John Kerry; l'ex senatore Tom Daschle;oltre naturalmente allo stesso vicepresidente Biden. Ed è supiazza anche il leader del partito Howard Dean, che ha guidato idemocratici del Congresso prima alla vittoria legislativa del2006 e ora a questo nuovo trionfo, e che sta per lasciare lasegreteria dell'asinello.In realtà in questa ridda di nomi va ricordato che governatori esenatori hanno scarsa voglia di mollare il loro posto - influentee potenzialmente propedeutico alla candidatura alla Casa Bianca -per infilarsi al governo (gli ex ministri non diventanopresidenti). Anche Rahm Emanuel ha avuto grossi dubbi prima dilasciare la Camera per accettare il nuovo incarico.Per ora l'America aspetta. Magari, chissà, verrà pescatoqualcuno perfino dai ranghi repubblicani in omaggio allo spiritobipartisan. Di certo, quello che la gente vuole, è prima di tuttoun governo efficiente nel realizzare il sogno quasi messianicopromesso dal presidente eletto.
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