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Sabato 08 Novembre 2008
Obama/ Politica estera: dall'Iran a Israele camminando sulle uova
Obama/ Politica estera: dall'Iran a Israele camminando sulle uova Tante le scelte da fare sulle strategie Bush
Roma, 8 nov. (Apcom) - Sono tanti i dossier scottanti in politicaestera che l'amministrazione Obama erediterà da 8 anni dipresidenza Bush. E tutti aspettano con ansia di vedere qualistrategia (e quanto diverse) Barack Obama applicherà in Iraq,Iraq, Medio oriente, Corea... Che il presidente debba muoversisulle uova si è visto ieri nella sua prima conferenza stampaquando gli hanno chiesto notizie dell'inedita lettera dicongratulazioni inviatagli del presidente iraniano MahmoudAhmadinejad (lo stesso che all'Onu sentiva 'puzza di zolfo' dopoil passaggio di Bush)."Esaminerò la lettera del presidente Ahmadinejaed e reagiremoappropriatamente" ha detto Obama, il che lascia aperta laquestione: risponderà o no? Comunque proprio lui che in campagnaelettorale aveva sostenuto la necessità di un dialogo diretto conTeheran - salvo poi moderare i toni - ha subito aggiunto che "Losviluppo da parte iraniana di un'arma nucleare è a mio parereinaccettabile e dobbiamo avviare uno sforzo internazionale perimpedire che accada". Nel 2006, Ahmadinejad scrisse una letteradi 18 pagine di accuse a George W. Bush che non gli rispose.Obama, analizza oggi un articolo del Washington Post, erediteràalmeno tre strategie di base elaborate dalla Casa Bianca negliultimi 4 anni: Quella che vuole impedire all'Iran lo sviluppodell'arma nucleare; quella che vuole smantellare l'arsenalenucleare nord coreano; e quella che vuole promuovere i colloquidi pace israelo-palestinesi nel contesto dell'accordo diAnnapolis.A parte la famigerata promessa del ritiro della maggioranza delletruppe Usa dall'Iraq, e dell'aumento delle truppe in Afghanistan,il presidente eletto in campagna si è diplomaticamente mantenutocauto sui temi della politica estera in modo da lasciarsi spaziodi manovra: anche i rapporti "interni" secondo fonti dellacampagna Obama analizzavano le sfide ma non le possibilistrategie.Otto anni fa, Bush aveva inaugurato la tattica "ABC": Anythingbut Clinton, cioè 'qualunque cosa tranne quello che faceva BillClinton'. Per esempio, passò a una politica di scontro con laCorea del Nord laddove Clinton era quasi arrivato a fare unviaggio a Pyongyang; nel primo mandato non face alcun tentativodi lavorare a un accordo di pace in Medio Oriente mentre Clintonaveva cercato a Camp David disperatamente un'intesa fra Arafat eEhud Barak (nell'ultimo anno invece il segretario di Stato,Condoleezza Rice ha effettuato visite quasi mensili in MedioOriente; ma ha anche ammesso che sarà impossibile giungere a unaccordo entro la fine dell'anno).Obama dovrà decidere come trattare con Hamas; l'estate scorsa invisita a Israele disse che "non intendo aspettare fino alla finedel primo mandato" per cercare la pace. Potrebbe di conseguenzanominare un inviato in Medio oriente di alto profilo e lasciareil suo segretario di Stato libero di occuparsi di altre cose.Sulla vicenda Corea del Nord il terreno scotta: nel secondomandato Bush ha virato rotta cercando ansiosamente il dialogo,fino a rimuovere il paese questo autunno dalla lista degli"sponsor del terrorismo". Obama in campagna ha approvato questamossa indicando che vuole "tenere vivo" il processo di disarmo.Li Gun, alto funzionario nordcoreano, da New York ha detto chePyongyang è "pronta a discutere" con l'amministrazione Obama.Ma il banco di prova più periglioso resta l'Iran. Il processo didialogo architettato da Condoleezza Rice vede la partecipazionedel cosiddetto 5+1 (cioè i 5 membri permanenti del Consiglio diSicurezza dell'Onu, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia e StatiUniti più la Germania) che da molti mesi perseguono la strategiadel bastone e della carota alternando l'offerta di incentivi allesanzioni votate all'Onu (con tre risoluzioni differenti). Nulladi tutto ciò ha per ora modificato l'atteggiamento ufficiale diTeheran, che dichiara di continuare a lavorare unicamente per ilnucleare civile e che non intende interrompere le ricerche.In campagna Obama aveva parlato di dialogo diretto, preoccupandoanche alcuni alleati europei. Ieri parlando di 'sforzointernazionale' è sembrato voler proseguire sulla strada dellastrategia Rice. E dall'Iran l'ex mediatore Ali Larijani, orapresidente del parlamento, gli ha risposto oggi: "Significaproseguire sullo stesso cammino del passato. Se gli Stati Unitivogliono cambiare la situazione devono inviare dei buoni segnali.Obama sa che il cambiamento non significa cambiare solo dicolore; deve avere una base strategica".
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