Scienza e Tecnologia
Giovedì 16 Maggio 2024
Negli ultimi 30 anni 150.000 morti l’anno per le ondate di calore
Negli ultimi 30 anni circa, dal 1990 al 2019, le ondate di calore hanno causato oltre 150.000 morti in più ogni anno in tutto il mondo. L’Europa e l’Italia in particolare registrano i tassi di mortalità in eccesso più elevati in rapporto al numero di abitanti, insieme a Grecia e Malta: nel nostro Paese, i decessi sono passati da una media di 694 ogni 10 milioni di abitanti nel periodo 1990-1999, a 744 tra 2010 e 2019, con un aumento del 3,5%.
Lo afferma lo studio internazionale pubblicato sulla rivista Plos Medicine e guidato dall’australiana Monash University, il primo a mappare a livello globale la mortalità correlata alle ondate di caldo nell’arco di tre decenni. Alla ricerca hanno partecipato anche l’Asl Roma 1 e l’Università di Firenze. I ricercatori coordinati da Yuming Guo hanno utilizzato i dati giornalieri su mortalità e temperature relativi a 750 località di 43 paesi. Durante il periodo in esame, le morti in eccesso legate alle ondate di caldo hanno rappresentato più di 153.000 casi all’anno, l’1% dei decessi globali, con una media di 236 morti ogni 10 milioni di abitanti. Mentre l’Asia registra il maggior numero di morti in generale, l’Europa è il continente più colpito, con Italia, Grecia e Malta in testa, se si guarda al rapporto tra decessi e popolazione, registrando 655 morti ogni 10 milioni di residenti: si tratta di oltre 48.000 decessi in più all’anno, il 31,6% circa di tutti quelli causati dalle ondate di calore nel mondo.
“Nel contesto del cambiamento climatico, è fondamentale affrontare gli impatti diseguali delle ondate di caldo sulla salute umana”, affermano gli autori dello studio. “Ciò richiede un approccio globale che non solo affronti i rischi sanitari immediati – aggiungono – ma attui anche strategie a lungo termine. Tra queste, ci sono politiche di mitigazione del cambiamento climatico, piani d’azione specifici per le ondate di calore, pianificazione urbana e educazione ad una maggiore consapevolezza dei rischi”.
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