I dati relativi alla quantità di microplastiche presenti nell’acqua corrente e in quella in bottiglia riportati nella scorsa edizione cartacea di eco.bergamo hanno destato scalpore e preoccupazione tra i nostri lettori. Ha colpito, in particolare, la differenza tra il dato relativo all’acqua corrente – fino a 2.181 microplastiche per litro (MP/l) – e quello relativo all’acqua in bottiglia, pari a 0,01 MP/l. Possibile che l’acqua in bottiglia – spesso in confezioni in plastica – presenti quel valore rispetto all’acqua che scende dai nostri rubinetti?
Ci sono più microplastiche nell’acqua corrente o in bottiglia?
Non si sa. Uno studio del 2024 afferma che dal rubinetto da 0 a 1.533 microplastiche per litro e da 1,9 a 2.649 in confezione. Le fonti di contaminazione sono tante
Ne abbiamo parlato con Marco Parolini e Marco Ortenzi, che insegnano rispettivamente Ecologia e Chimica Industriale all’Università di Milano e che hanno mostrato i dati da noi riportati durante la conferenza «ESPosti alle micro-, macro- e nano-plastiche» del 29 gennaio in piazza Cittadella in Città Alta, organizzata da Orto Botanico di Bergamo, Legambiente e Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano.
I dati che avete condiviso sono piuttosto allarmanti: 0,01 MP/l nell’acqua in bottiglia e fino a 2.181 in quella che scende dal rubinetto. Da che cosa dipende questa differenza?
MP: «I numeri arrivano da un’analisi della letteratura accademica a nostra disposizione, che non è recentissima. Fino a qualche anno fa si valutava che la percentuale di microplastiche nelle bottiglie fosse molto bassa. In tempi recenti le risultanze sono cambiate: un articolo, pubblicato nel marzo 2023 e aggiornato l’anno scorso, ha censito la presenza di materiali plastici nelle acque in bottiglia di diversi marchi da tutto il mondo. Quello che si vede è una varietà enorme di concentrazioni (dalle 1,9 alle 2.649 MP/l, ndr). Lo stesso lavoro è stato eseguito con l’acqua corrente: anche qui i dati presentano una variabilità ampissima (dalle 0 alle 1.533 MP/l, ndr). Il valore di 0,01 microplastiche per litro è sorpassato, dunque, da letteratura più recente. Ci sono sicuramente acque in bottiglia con un basso contenuto di microplastiche, così come ce ne sono altre con un contenuto più elevato. Lo stesso vale per l’acqua corrente: i fattori in gioco sono moltissimi».
Ci sono dei dati sicuri per l’Italia, in questo momento?
MP: «La letteratura accademica a nostra disposizione non fornisce risultati definitivi. Un’analisi effettuata sulle bottiglie in Pet di un’azienda italiana parla di 980 MP/l, ma con un margine di errore di 320 MP/l. In Germania, che è un contesto vicino al nostro, sono state censite acque con valori spaventosi, fino a 5.000 MP/l. Per quanto riguarda i numeri relativi all’acqua del rubinetto, un dato italiano non c’è. Le analisi effettuate nelle acque di Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi indicano delle concentrazioni molto basse, inferiori alla decina di microplastiche per litro. Altrove nel mondo, invece, i dati sono del tutto diversi: a Hong Kong, per esempio, si superano le 1.500 MP/l anche nell’acqua del rubinetto. Ma anche qui c’è da considerare l’elevata variabilità dei dati: nello studio effettuato su Hong Kong il margine di errore era di quasi 1.100 MP/l».

Quali sono i fattori che causano l’elevata concentrazione di microplastiche nell’acqua in bottiglia?
MP: «Ci sono degli studi che dimostrano come le microplastiche arrivino dalla disgregazione meccanica della bottiglia e dalla degradazione delle plastiche dell’involucro. Alcuni sostengono che una bottiglia che viene schiacciata e “maltratta” rilascia più microplastiche, altri lo negano. Un altro fattore è l’apertura e chiusura continua del tappo, che ha un ruolo non da poco: alcuni articoli accademici dimostrano che le microplastiche presenti in quantità maggiore nell’acqua sono i polimeri che compongono i tappi, non il Pet delle bottiglie. Infine, bisogna considerare il ruolo degli sbalzi termici e della degradazione legata alla luce, nonché la qualità dell’aria nelle aziende dove avviene l’imbottigliamento».
E per quanto riguarda l’acqua del rubinetto?
MO: «Le fonti sono molteplici anche in questo caso. Accanto alla contaminazione alla sorgente, ce ne sono altre che avvengono lungo il corso dell’acqua, negli impianti di trattamento e a causa delle microplastiche presenti nell’atmosfera. Molto dipende anche dalle tubature: i tubi più recenti hanno uno strato interno in plastica, che può rilasciare più microplastiche in acqua. Quelli più vetusti sono in metallo, il che riduce le possibilità di inquinamento da microplastiche ma aumenta quella di contaminazione da altri materiali, anch’essi piuttosto pericolosi».
Chi vuole ridurre l’ingestione di microplastiche dovrebbe bere acqua in bottiglia o del rubinetto?
MO: «Ci troviamo a un punto della ricerca scientifica in cui è veramente difficile dirlo. Non c’è un consenso generale sui numeri, neanche restringendo a un solo Paese o a un solo contesto. Ci troviamo in questa situazione perché la qualità dell’acqua in bottiglia può dipendere da come viene conservata, mentre quella dell’acqua corrente varia in base all’ultimo tratto delle tubature, quello domestico, che, dunque, cambia di casa in casa. A tutti piacerebbe una risposta univoca, ma non c’è: dipende molto da caso a caso, da Paese a Paese. Ciò che sappiamo è che in Italia e in Europa ci sono controlli stringenti sull’acqua potabile dei rubinetti: possiamo berla con grande tranquillità. Ma una certezza matematica sul fatto che il contenuto di microplastiche dell’acqua corrente sia inferiore a quello dell’acqua in bottiglia non c’è».
L’acqua del rubinetto di Bergamo è pulita ma in pochi la bevono
Il rapporto di sostenibilità del 2023 di Uniacque dice che l’acqua corrente della Bergamasca presenta ottime proprietà chimiche, ma evidenzia che è preferita all’acqua in bottiglia ancora da pochi. Nel 2023, Uniacque (la cui rete copre 216 dei 243 Comuni bergamaschi) ha effettuato 7.490 controlli, con un tasso di campioni non conformi pari all’1,07%. In relazione ai singoli parametri analizzati, il tasso di non-conformità scende allo 0,09%. Le ordinanze di non-potabilità sono state pari a zero. Le analisi evidenziano che l’acqua proveniente da Bergamo e provincia è una varietà oligominerale a basso contenuto di sodio e nitrati. Tutti i principali parametri, dalla durezza al residuo fisso e dalla concentrazione di magnesio a quelle di ammonio, nitrato e nitrito, sono ampiamente al di sotto delle soglie di guardia. Tuttavia, solo un bergamasco su tre beve regolarmente l’acqua del rubinetto: il dato, addirittura, è in stagnazione rispetto al 2022, quando era pari al 34,7%. Ancora peggio, il 31% dei bergamaschi afferma di non bere mai l’acqua del rubinetto. I motivi dietro a questa scelta? Per il 39% dei bergamaschi la presenza di troppo calcare. Per un altro 38% l’abitudine a bere l’acqua minerale. Infine, il 28% dei cittadini parla di «gusti personali». C’è, però, un dato positivo: la fiducia negli aspetti igienici dell’acqua del rubinetto è aumentata del 6% in un solo anno.
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