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Messaggio per una vecchia amica: e se per il 13 dicembre portassi anche un po’ di scienza?

Articolo. Lettera di un’amante della scienza a Santa Lucia: più attenzione alla salute mentale, uguaglianza nella sanità, riduzione degli sprechi, lotta al cambiamento climatico e valorizzazione della ricerca. Il sogno un futuro dove scienza e umanità collaborino per il bene comune.

Lettura 5 min.

Cara Santa Lucia,
ho pensato spesso a come avrei potuto cominciare questa lettera, ma ho sempre fatto fatica a trovare un modo che mi convincesse del tutto. Come fai a salutare una vecchia amica dopo tanto tempo, e tornare a confidarle i tuoi desideri come se nulla fosse cambiato?

Da piccolina, non lo dimenticherò mai, mi mettevo in fila fuori dalla chiesa di via XX Settembre intitolata a te (In realtà è dedicata alla Beata Vergine dello Spasimo ma ospita la celebre statua di Santa Lucia e per questo ne porta comunemente il nome, ndr), mano nella mano con la mia mamma, con l’aria fredda che mi arrossiva la punta del naso e il profumo di inverno e cioccolata calda tutt’intorno a noi. Stavolta non ti consegnerò questa letterina, e non aspetterò in trepidante attesa la mattina del 13 dicembre per scoprire se il tuo asinello ha finito tutti i biscotti che gli ho lasciato in cucina.

La verità, cara amica, è che questi desideri sono a lungo termine. In questi anni sono cresciuta, mi sono immersa nel meraviglioso mondo delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e ho l’opportunità di vedere e vivere in prima persona alcune situazioni che, soprattutto adesso, capisco per davvero come fondamentali da risolvere il prima possibile. Non solo nel mondo scientifico, ma anche nelle piccole, grandi cose di tutti i giorni a cui la scienza potrebbe davvero portare positività. Quindi, ho pensato «perché non provare a chiedere anche a lei?».

Quest’anno sono stata brava (lo so, lo scrivevo sempre anche da piccola, nonostante non fosse mai del tutto vero), però scegli tu cosa portare. Mi piacerebbero molto queste cose, e spero che in qualche modo siano possibili grazie alle tue magie:

1. Vorrei che ci fossero più amore e più attenzione verso sé stessi e la propria bellezza di esseri umani. Siamo fatti così, siamo fatti per funzionare, per correre nei prati e saltare verso le nuvole, per nuotare, per abbracciarci, per essere parte di un sistema complesso che ci possiamo godere al di là di un naso bitorzoluto, di una pelle imperfetta, di un’asimmetria evidente. Siamo anatomicamente, biomeccanicamente, fisiologicamente organizzati per essere umani , anche se non sempre ne percepiamo la bellezza reale. Per assurdo, quando un team di scienziati ha provato a “ottimizzare” il corpo umano, è stato inquietante…

2. Vorrei che ci fosse più uguaglianza nella sanità in Italia. L’ATS di Bergamo, secondo Agenas, occupa il secondo posto (su più di cento nel nostro Paese) valutando 34 diversi indicatori classificati in 6 aree e 12 sub-aree. C’è una netta differenza tra Nord e Sud Italia, ma comunque i tempi d’attesa anche qui sono biblici. C’è bisogno di una sanità puntuale, e purtroppo si ha solo quando si paga di tasca propria: in Italia si paga di più rispetto alla media europea, e solo per potersi garantire un accertamento o una sicurezza in più.

3. Ti dico un numero: 463. Non puoi giocarlo al superenalotto, ma puoi moltiplicarlo per mille e ottenere il numero di persone che solo quest’anno in Italia ha richiesto aiuto a realtà assistenziali convenzionate con il Banco Farmaceutico per ricevere farmaci e cure gratuitamente perché non avevano i mezzi per permetterseli. E non significa solo che c’è chi rinuncia a una parte delle cure per contenere le spese, ma anche chi limita il numero di visite e di accertamenti, che sono quelle che possono contribuire a salvare vite. Vorrei che nessuno dovesse temere di non potersi permettere un farmaco, un trattamento, una visita, per la povertà sanitaria nel nostro Paese.

4. Vorrei, adesso che si avvicina il periodo dei regali, che si badasse agli sprechi. All’innecessario, al futile e superfluo, ai consumi sproporzionati. Che si sostenesse una “moda lenta”, come quella della bergamasca Catheclisma, e che la qualità venisse valorizzata più della quantità.

5. Vorrei che non si negasse la scienza, soprattutto quando esperti di tutto il mondo raccolgono, analizzano e interpretano dati reali. Che il futuro Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump non negasse il cambiamento climatico, che non servisse la COP29 di Baku per rendersi conto dell’emergenza tangibile che si sommergerà a breve. Con il riscaldamento globale si verificano sempre più casi di zoonosi, cioè di malattie infettive trasmesse all’uomo dagli animali, e spillover, cioè i cosiddetti “salti di specie” per i patogeni. E abbiamo visto già negli scorsi anni quanto sia complesso prendersi cura della popolazione mondiale in caso di pandemia…

6. Vorrei non aver paura di camminare per la mia strada da sola, di non dover temere commenti o aggressioni, semplicemente basate sul fatto che ho due cromosomi X in quanto biologicamente donna e, quindi, considerata più debole di un uomo. In Italia fino ad oggi sono state uccise 99 donne, il cui 62 al di sotto dei 65 anni. Da quando Giulia Cecchettin è stata uccisa dal suo ex fidanzato, le chiamate ai centri anti-violenza sono aumentate in modo spaventoso. Ci sono stati avvocati, ministri e omuncoli che hanno provato a sminuire il fatto, che hanno offeso la sua memoria, che hanno strumentalizzato questo femminicidio per seminare odio su obiettivi innocenti. Sinceramente, questo sarebbe davvero un bel regalo.

7. Vorrei tanto, tantissimo, che la ricerca scientifica in Italia venisse considerata di più. Che venisse premiata, che offrisse delle prospettive stabili ai futuri scienziati e alle future scienziate del nostro Paese, che non discriminasse una ricercatrice da un ricercatore con uno stipendio più basso, che non contribuisse alla fuga di cervelli ma che fosse un’attrattiva forte dall’estero. Sai, sembra proprio che noi donne siamo sempre più istruite ma sempre meno pagate, non è un po’ una contraddizione secondo te?

8. Vorrei che l’educazione scientifica fosse presa seriamente, e non una semplice manovra politica. Ci si innamora delle STEM già nelle scuole primarie, grazie all’entusiasmo e alla preparazione di moltissimi e moltissime insegnanti che coltivano nelle menti degli studenti e delle studentesse i semi di una conoscenza ampia e trasversale, che abbattono l’ansia da matematica di cui l’Italia è primatista in Europa. L’Agenda 2030 dell’ONU ha tra i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) l’obiettivo 4 dedicato all’istruzione di qualità, e si può ancora fare molto per raggiungerlo.

9. Dal 30 dicembre il Servizio sanitario nazionale garantirà gratuitamente le cure essenziali per tumori, endometriosi, celiachia, anoressia e disturbi alimentari. È meraviglioso, soprattutto considerato che sono patologie sempre più diffuse. Riusciresti a fare in modo di mantenere per sempre questo regolamento, e ampliarlo anche ad altre malattie?

10. Vorrei che la salute mentale fosse trattata come la salute fisica. Ansia, depressione, disturbi alimentari: non sono solo “malumori” da superare, ma condizioni che meritano attenzione e rispetto, tanto quanto le malattie fisiche. È il momento di abbattere lo stigma e garantire a tutti accesso a cure psicologiche adeguate. Fanno la differenza in noi stessi e nei nostri rapporti con gli altri.

11. Vorrei che le malattie rare trovassero più attenzione. Ci sono più di 7.000 malattie rare conosciute, ma la maggior parte di esse non ha trattamenti specifici. Ci sono circa 120 mila le persone, solo in Italia, che soffrono di una malattia “senza nome”, che costringe gli ammalati e le loro famiglie ad affrontare un percorso molto difficile. Ogni diagnosi è una battaglia, e ogni paziente spera che qualcuno da qualche parte del mondo si dedichi a trovare una cura. Vorrei che nessuno si sentisse abbandonato solo perché ha una malattia che colpisce “poche” persone.

12. Vorrei che ci fosse più dialogo tra scienza e società. Che le persone non si sentissero mai escluse dalle discussioni scientifiche. Che i media smettessero di semplificare troppo o di creare paure inutili e che i ricercatori riuscissero a comunicare meglio ciò che fanno, senza arroganza. La scienza non deve essere un’istituzione distante, ma una compagna per costruire un futuro migliore.

13. L’ultimo desiderio è per tutti i precedenti: vorrei che il bello di vivere la scienza non venisse mai perso, e che la comunità scientifica e la popolazione collaborassero per raggiungere questi obiettivi.

Cara Santa Lucia, so che i miei desideri sono ambiziosi, forse persino esagerati, ma sono anche profondamente sinceri. Ognuno di essi rappresenta un piccolo pezzo del mondo che immagino, un mondo che non è perfetto, ma in cui la scienza, il cuore e la bellezza umana camminano insieme per rendere la vita migliore per tutti.

Ti ringrazio per aver letto, come facevi quando ero bambina. E, anche se non potrai esaudirli tutti, spero che almeno qualcuno di questi desideri possa trovare la sua strada nel cuore delle persone, perché non servono magie per iniziare a cambiare il mondo: basta che ognuno di noi faccia la sua parte.

Con affetto,
Alessia

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