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Giovedì 25 Luglio 2024
Medicina iperbarica, la tempestività è fondamentale: Habilita all’avanguardia nazionale
Nel centro di Zingonia sono presenti quattro camere iperbariche dove vengono trattati anche pazienti affetti dalla malattia da decompressione
Con l’arrivo dell’estate in molti sono già con la testa rivolta al mare e, per chi è appassionato di immersioni, si avvicina il momento di indossare muta e bombole per esplorare le meraviglie sottomarine. C’è però subito da sfatare una credenza diffusa: ormai non è più solo l’estate la stagione in cui si pratica l’attività subacquea.
La disponibilità di strumentazioni tecnologiche sofisticate, che consentono immersioni in condizioni meno stressanti (ad esempio le mute stagne), fa decadere la stagionalità di questa attività che, quindi, viene praticata in ogni periodo dell’anno. La popolazione dei subacquei in Lombardia è elevatissima e utilizza attrezzature quasi professionali ma è altrettanto fondamentale avere la conoscenza di tutte quelle modalità operative per operare in sicurezza.
Habilita, gruppo sanitario da oltre 40 anni, rappresenta oggi un punto di riferimento nazionale nell’ambito della medicina iperbarica. Nel centro di Zingonia, dove sono presenti quattro camere iperbariche, vengono spesso trattati anche pazienti che sono affetti dalla malattia da decompressione. Ma in che cosa consiste questa patologia e perché si manifesta?
Può succedere che alcuni soggetti si immergano senza la consapevolezza dei rischi che si corrono se non si rispettano i tempi corretti per la risalita e l’astensione da sforzi dopo l’immersione e possono quindi andare incontro a seri problemi. In gergo viene definita la «pallonata»: è una risalita incontrollata dalla quota di immersione in cui non viene rispettata la velocità di risalita che deve essere assolutamente inferiore ai 10 metri al minuto. Questa manovra può avvenire perché il sub ha avuto un malessere, ha avuto paura, oppure ha visto qualche cosa di strano o si è trovato improvvisamente in corrente.
I rischi dell’azoto durante le immersioni
Per capire che cosa succede all’organismo se non si seguono i protocolli previsti per il ritorno in superficie, immaginate che il corpo sia una spugna: assorbe azoto durante l’immersione. Finché l’azoto si trova sotto forma molecolare, non ci sono problemi. Se però si risale troppo rapidamente o si compie uno sforzo è come se spremessimo la spugna, favorendo così l’aggregazione dell’azoto con formazione di microbolle, scatenando quindi i presupposti della «malattia di decompressione (MDD)».
Nelle articolazioni i tessuti sovrasaturi di azoto, se sottoposti a trazioni, sono più facilmente esposti al rischio di sviluppare bolle o di vedere bolle migrare nel letto vascolare. La malattia di decompressione può avere diverse localizzazioni e sintomatologie. Ci può essere una MDD a livello cutaneo, con prurito e arrossamenti che richiede cauta osservazione e non sempre è necessario il trattamento terapeutico; una MDD osteo-articolare con dolore acuto alle articolazioni (e in questo caso è sempre necessario un trattamento farmacologico e ricompressivo) e, analogamente, anche nelle più gravi forme otovestibolari che provocano una sordità improvvisa e senso di vertigini; infine quella neuromidollare con paralisi degli arti inferiori e, nei casi più gravi, anche di tutti e quattro gli arti. La tempestività è fondamentale. È necessario un rapido trattamento di ossigeno terapia in camera iperbarica a cui seguono una serie di accertamenti neurologici importanti per monitorare nel tempo l’efficacia della terapia.
La camera iperbarica è un trattamento terapeutico medico rianimatorio. Dev’essere utilizzata al termine di un processo che prevede comunque il passaggio da un Pronto Soccorso per effettuare una diagnosi neurologica approfondita. È il Pronto Soccorso che attiva il Centro Iperbarico per richiedere un trattamento. Se il trattamento è precoce, si favorisce la dissoluzione della bolla di azoto, facendo tornare a livello molecolare l’aggregato gassoso, ridisciogliendolo nei tessuti. Se invece trascorre troppo tempo, la bolla gassosa viene riconosciuta dall’organismo come un corpo estraneo e, in poche decine di minuti, si crea una sorta di guscio intorno, creando una maggiore difficoltà nel ripristino della situazione normale.
Si ricorda, infine, che è fondamentale far passare almeno 24 ore di tempo tra l’ultima immersione e il volo in aereo prima di tornare a casa da un viaggio. In volo si viene esposti a condizioni di pressione ridotta, quindi è più critica e prolungata la fase di deazotizzazione. Se si è già saturi di azoto a causa di un’immersione recente, si va incontro al rischio di malattia di decompressione molto più facilmente.
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