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L’eco-minimalismo è per tutti (o quasi), parola di Marta Valoti

Articolo. La content creator originaria di Grassobbio, nota sui social come “La ragazza eco”, condivide con noi consigli su come avvicinarsi a uno stile di vita più consapevole ed essenziale, in cui c’è spazio solo per le cose che ci aiutano a vivere (e stare) meglio

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Marta Valoti

In un mondo in cui etichettarsi, definirsi, è sempre più la norma, resta poco spazio per gli errori, per le sfumature, per i tentativi. O forse no. Per Marta Valoti, « La ragazza eco » sui social, etichettarsi è un modo per «farsi intendere sui social, per essere chiari con chi approda sulla pagina e vuole capire di quali argomenti tratto». Ma finisce lì, perché si tratta pur sempre di «etichette arbitrarie, che ciascuno interpreta un po’ come vuole».

La sua, di etichetta, è molto chiara: eco-minimalismo. È di questo che parla nei suoi post e nei suoi video, di «un minimalismo che cerca di andare oltre la semplice estetica, al semplice guardaroba ridotto ai minimi termini». Con un’importante natura di genuinità sottostante, che permette a Valoti di presentarsi senza filtri: «Quello che faccio - cerca di riassumere - è condividere la mia vita così com’è, i miei tentativi di essere una consumatrice più consapevole, di costruire un futuro nel quale il mio impatto sull’ambiente sia sempre più ridotto. E anche i miei errori».

Sì, perché, come è lei la prima ad ammettere, non si nasce imparati: «non ho alcuna pretesa di essere arrivata e, anzi, anche io sono nel bel mezzo del mio percorso: gli sbagli mi aiutano a crescere».

Ma nonostante questo, ogni tentativo di avvicinarsi a uno stile di vita più consapevole e sostenibile vale sempre la pena. «So che noi, come singoli, possiamo fare poco per cambiare la situazione, perché in gioco ci sono forze più grandi, che hanno un’impronta enorme - ci tiene a precisare - ma non per questo rinuncio a fare qualcosa, e anzi, ho scoperto che i social possono essere anche un luogo d’incontro, un modo per fare comunità e scambiare punti di vista».

Un bel cambiamento rispetto alle origini de «La ragazza eco», una pagina che è nata nel settembre 2019 come un modo, per Valoti, di «unire due passioni: quella per la fotografia e quella per le tematiche ambientali. In quel periodo mi ero appassionata alla filosofia Zero Waste e seguivo diversi creator sul tema: un giorno ho deciso, volevo mettermi in gioco in prima persona. Quando ho aperto il mio piccolo spazio su Instagram non volevo condividere solo foto che rispondessero a una certa estetica, ma diffondere contenuti che avessero un po’ di sostanza, un significato e un valore».

Negli anni i contenuti sono cambiati, ma i propositi sono rimasti gli stessi: condividere il suo percorso e invogliare altri a seguirlo, dando spunti e suggerimenti perché ciascuno potesse dar forma a una propria versione dello stesso. Ne ha condivisi alcuni con noi, che sono validi per chiunque: sia chi si avvicina a questi temi per la prima volta, sia chi ne è già a conoscenza ma cerca un diverso approccio.

#1: Darsi tempo

Questa forse dovrebbe essere la regola zero, valida per qualunque tipo di percorso di crescita personale, specialmente quelli che si intraprende sull’onda del momento senza avere in mente un piano ben preciso. Per esempio, non si può rivoluzionare la propria intera casa (e vita) secondo il metodo KonMari in un solo giorno, per quanto ci si faccia prendere dall’entusiasmo dei nuovi inizi (chiedetemi come lo so).

Valoti ce lo ricorda: «non si diventa consumatrici e consumatori un po’ più consapevoli dall’oggi al domani. Se si vuole intraprendere questo percorso bisogna darsi tempo, non avere fretta, perché il rischio è quello di strafare e di vivere male quelli che invece dovrebbero essere momenti di crescita personale».

#2: Rigettare il superfluo

«Il minimalismo viene tante volte associato al decluttering, un termine che significa liberarsi del superfluo», premette Valoti. Il decluttering è molto diffuso in ambito statunitense, dove però ha preso una deriva, per assurdo, ancora più consumistica: liberarsi del superfluo finisce solo per far spazio ad altro superfluo. Ecco perché Valoti consiglia di fare un passo indietro ed «evitare che il superfluo entri nelle nostre vite in primo luogo».

Facile forse più a dirsi che a farsi. Ma ci sono utili linee guida: «Quando c’è una cosa che voglio acquistare mi concedo un attimo per chiedermi: mi serve davvero? È la regola dei dieci secondi: davanti a un nuovo acquisto dovremmo fermarci dieci secondi e chiederci se ci serve davvero. Sembrano pochi, dieci secondi, ma bastano. Tante volte infatti è in questo modo che possiamo evitare gli acquisti d’impulso».

#3: Iniziare da quello che si ha

Mentre ascoltavo Marta che parlava, sorseggiavo un frullato fresco di frutta dalla mia “Stanley Cup” artigianale ricavata da un vasetto di vetro riciclato (un Quattro Stagioni di quelli usati dalle nonne per le marmellate) nel cui coperchio ho fatto un buco per inserire una cannuccia. Ho sorriso, quando abbiamo toccato questo punto.

«Un altro passo che cerco di intraprendere per avere uno stile di vita meno impattante è stare attenta a quegli oggetti luccicanti proposti dalla pubblicità. Capire che non è che mi servono davvero la cannuccia in bambù e una nuova borraccia termica per essere sostenibile, anzi è proprio così che si ricade nella trappola del consumo compulsivo. Bisogna iniziare da quello che si ha già in casa, capire strada facendo le proprie necessità e poi al massimo valutare gli acquisti».

#4: Farsi domande

È facile farsi prendere, quando si inizia qualcosa che ci entusiasma, ma Valoti suggerisce di non aderire mai a uno stile di vita ciecamente, senza farsi domande. Per spiegare il concetto cita l’esempio di Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, conosciuti su YouTube come The Minimalists , che condividono nei loro video (e anche in un podcast e in più libri) spunti sul minimalismo, su come alleggerire la propria vita e intraprendere un percorso di crescita personale.

In merito a loro Valoti precisa: «Bisogna però capire il loro background, il fatto che siano cresciuti in un quartiere povero, disagiato, degli Stati Uniti, dove per molto tempo è stato delegato agli oggetti il compito di rendere felici le persone. Lo sfondo su cui si muovono, su cui sono nati e cresciuti, è molto diverso rispetto all’Italia. Il punto è: adottare una filosofia in modo acritico senza farsi domande è controproducente, bisogna prima capire se è qualcosa che fa per noi e che si può adattare alla nostra vita».

#5: Trovare la propria strada

In fin dei conti, secondo Valoti, «chiunque può essere minimalista: non c’è uno standard che vale per tutti, nemmeno quella dell’estetica perfetta che si incontra spesso, di case bianche, vestiti bianchi, in cui tutto è immacolato. Si rischia di pensare che il minimalismo sia elitario, quando non è per niente così: ciascuno lo può e deve vivere a modo suo. Il minimalismo non è quello che si ha o non si ha, non è un insieme di regole stringenti da seguire alla lettera. Vorrei che le persone non le prendessero queste immagini perfette come oro colato. Se una persona sente che è la sua strada, può farlo senza doversi omologare».

L’importante è fare regolarmente un passo indietro, «guardarci dentro e capire se quello che stiamo facendo ha senso per noi. Anch’io all’inizio ho fatto tante cose, tanti decluttering senza pensarci troppo, poi ho capito che dovevo trovare la mia strada. Il minimalismo deve aiutare la nostra vita, non metterci in difficoltà».

Quindi, che fare? Da dove iniziare? Sulla pagina di Valoti gli spunti sono tanti, ma il suo suggerimento finale è quello di provarci e basta. «Quello che mi auguro è che si capisca che il minimalismo può essere alla portata di chiunque. È un modo per essere più sereni con noi stessi, nella nostra casa e nella nostra vita. Se sentite che può essere la vostra strada, iniziate a fare il primo passo! Senza lasciarvi intimorire dalle immagini perfette che vengono sbandierate in rete. Io incoraggio tutti a provarci, perché ne vale la pena».

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