Energia, quanto ci costi. Oggi più che mai il problema colpisce tutti, dalle imprese ai consumatori. Le bollette di luce e gas, però, non sono solo una questione di sostenibilità economica ma anche ambientale: in gioco c’è la scelta delle risorse da impiegare per la produzione dell’energia. La prospettiva concreta è quella delle fonti rinnovabili, fotovoltaico, eolico, idroelettrico, per una transizione energetica che superi gradualmente il ricorso ai combustibili fossili. Tuttavia, far convivere sostenibilità ambientale ed economica non è scontato.
Le rinnovabili: il motore di sviluppo della transizione energetica
All’incontro del comitato editoriale di eco.bergamo è intervenuto l’esperto Maurizio Delfanti: l’incremento nel nuovo piano del governo è in linea con gli obiettivi dell’Unione europea per l’energia verde al 2030
I temi dell’incontro
Quali sono le prospettive di medio e lungo periodo? In che modo le imprese devono agire per non farsi trovare impreparate? Come lo Stato può rappresentare un sostegno con incentivi e agevolazioni per favorire la transizione? Sono i punti, in rapida sintesi, dell’incontro, organizzato dalla redazione di eco.bergamo a Gres Art 671 in via San Bernardino in città, del comitato editoriale di imprenditori sostenitori del supplemento mensile di ambiente, ecologia, green economy de L’Eco di Bergamo.
L’ecosistema eco.bergamo
Dopo una breve visita, guidata dalla general manager di Gres Art 671 Francesca Acquati, degli spazi riqualificati dell’ex industria, il convegno è stato introdotto dai giornalisti di eco.bergamo, Daniela Taiocchi e Diego Colombo, che hanno presentato il programma editoriale degli ultimi mesi nel racconto delle innovazioni e delle buone pratiche aziendali, negli inserti monografici, negli approfondimenti con esperti nazionali e internazionali.
L’intervento del professore Maurizio Delfanti
Sul tema «L’energia come motore dello sviluppo sostenibile e della competitività» è intervenuto Maurizio Delfanti, professore ordinario presso il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano e coordinatore del comitato tecnico-scientifico di Italia Solare. Il dialogo, moderato da Mauro Brolis, giornalista e collaboratore di eco.bergamo, ha preso il via ricordando gli obiettivi che ci attendono nei prossimi anni e nell’orizzonte del 2050.

(Foto di Gian Vittorio Frau)
«I traguardi al 2030 e al 2050 sono da considerare in una visione unitaria, in quanto l’obiettivo finale è la piena decarbonizzazione», ha affermato il professor Delfanti. «La spinta è continentale, perché la guida è l’Unione europea nel suo insieme. Ogni Paese membro è tenuto a seguirne le indicazioni. A livello italiano le linee d’azione sono dettate dal Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, che è stato aggiornato dal ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica nel giugno 2024 a seguito di eventi che hanno sconvolto lo scenario europeo e mondiale, come la pandemia, il conflitto russo-ucraino, la crisi energetica».
In aumento la potenza delle rinnovabili al 2030
Il professor Delfanti ha ricordato i tre principali obiettivi del Pniec: la riduzione dei gas climalteranti, l’incremento della produzione da fonti rinnovabili per soddisfare la domanda di energia, l’efficienza energetica nei consumi finali. Il tratto più evidente di tutti è l’incremento delle fonti rinnovabili, dimostrato dai dati. «Lo scenario del Pniec 2019 prevedeva che al 2030 fossero installati complessivamente circa 95 gigawatt di impianti da fonti rinnovabili – ha evidenziato Delfanti – mentre lo scenario delineato dal nuovo Pniec 2024 prevede che, tra il 2025 e il 2030, si installi una potenza rinnovabile di circa 131 gigawatt, di cui 80 GW di fotovoltaico e 28 GW di eolico». Questi dati dimostrano che l’Italia è in linea con i target da raggiungere al 2030. «Ne consegue la necessità dell’adeguamento del sistema di infrastrutture, sia per quanto riguarda le nuove linee di interconnessione sia nell’introduzione dei sistemi di accumulo», ha rimarcato il professore.
Stato e Regioni devono agire in sinergia
Dal punto di vista della diffusione delle fonti rinnovabili sul territorio, emergono delle criticità quando si sposta lo sguardo alla dimensione regionale. «Serve una pianificazione nazionale solida e un’azione comune tra Stato e Regioni, altrimenti si rischia di generare situazioni sui territori e tra le comunità locali che possono portare a respingere la transizione».
È necessaria un’evoluzione radicale delle regole attuali oppure è sufficiente un loro affinamento? Secondo il professor Delfanti, «le regole di protezione delle reti in Italia sono da sempre tra le più avanzate al mondo. Nel 2010 si è compiuta una riforma significativa in materia di reti. Sono ormai trascorsi quindici anni: non possiamo accontentarci di essere stati i primi della classe nel recente passato. La resilienza delle reti è il primo assunto della transizione energetica. È evidente, poi, che serve intensificare uno sforzo importante di semplificazione, soprattutto sul fronte degli iter autorizzativi».
Fotovoltaico ed eccesso di produzione
Il fotovoltaico è senza dubbio il protagonista della transizione in atto. «Il prezzo dei moduli si è ridotto moltissimo: un pannello fotovoltaico costa un decimo rispetto a 15 anni fa», ha sottolineato Delfanti.

(Foto di Gian Vittorio Frau)
È stato affrontato anche il tema dell’eccesso di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto al fabbisogno stagionale, ovvero «quando le fonti rinnovabili producono di più di quello che serve». Gli eccessi di produzione elettrica vanno in parte nei pompaggi, in parte nei sistemi di accumulo e, in ultima istanza, nella produzione di idrogeno verde.
Le sfide future
«Dobbiamo fare evolvere la nostra visione d’insieme: investire in impianti che oggi comportano costi pienamente competitivi rispetto ad altre tecnologie e quindi buoni tempi di ritorno deve essere un valore da considerare anche quando, per ora inevitabilmente, un po’ di quell’energia non riesce ad essere utilizzata o immagazzinata, tenendo appunto presente l’obiettivo più ampio della decarbonizzazione e sfruttando, in un orizzonte temporale più lungo e in un’ottica di ricerca per diminuire i costi tecnologici, le opportunità di sviluppo dell’idrogeno verde. Altrettanto, dobbiamo assolutamente evitare che lo sviluppo delle rinnovabili sia un alibi per consumi energetici in crescita incontrollata».
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