Un sentimento vivo e improvviso che si prova nel vedere cose straordinarie e inaspettate: è la definizione che la Treccani dà di «meraviglia». Proprio questa emozione cattura turisti e curiosi quando, girovagando per i sentieri del «bel paese là dove ‘l sì suona», scoprono che pure i piccoli centri italiani custodiscono un patrimonio culturale di primaria importanza. Come non pensare, del resto, ai tanti tesori che si possono trovare nelle basiliche della ValSeriana?
Una ricchezza che PromoSerio ha pensato di valorizzare attraverso «La Valle delle Basiliche»: un itinerario affascinante, all’insegna dell’arte sacra, che fa tappa ad Alzano Lombardo, Gandino, Clusone e Vertova. Ve lo raccontiamo andando con ordine: a voi la libertà di scegliere da dove partire, quanto tempo da dedicare a ciascun luogo e da cosa farvi catturare.
Il complesso della Basilica di San Martino ad Alzano
Il percorso inizia ad Alzano, con la visita alla Basilica di San Martino (i cui lavori, su progetto di Gerolamo Quadrio, risalgono al 1659). «La Basilica, ovvero il cuore del nostro complesso museale, presenta una coerenza artistica estremamente unitaria – spiega Riccardo Panigada, rettore del Museo d’Arte Sacra San Martino – A differenza di altre chiese che, in epoche diverse, hanno vissuto un sovrapporsi di stili differenti, la Basilica di San Martino riflette, in modo completo, la pienezza del Barocco. Ciò fa sì che, attraverso la bellezza iconografica e simbolica, si possano leggere meglio e più facilmente i caratteri distintivi di un preciso periodo storico e individuarne i valori di fede».
La Basilica conserva grandi capolavori, come il pulpito in marmo di Andrea Fantoni, ma anche la ricca Cappella del Rosario, nota per la quadreria neoclassica con i dipinti di Piccio, Appiani, Diotti e Camuccini. Che dire, inoltre, delle sacrestie arredate dalle armadiature? «Le sacrestie, realizzate fra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento, vantano la presenza dei celebri arredi lignei (un unicum non solo lombardo, ma anche nazionale) – afferma Panigada – e testimoniano l’arrivo ad Alzano dei Fantoni: la prima sacrestia è infatti affidata a Grazioso il Vecchio (padre di Andrea). È lui a realizzare i cosiddetti “credenzoni”, ovvero grandi armadiature che, attraverso un fitto simbolismo, riflettono i dettami del Concilio di Trento».
La seconda sacrestia, forse la più significativa, è un lavoro a opera del figlio di Grazioso: Andrea Fantoni. «È proprio Andrea a realizzare i “credenzini”: ottocento immagini decorate e intagliate che creano un corpus vario e complesso. Questo luogo segna anche l’inizio della collaborazione fra i Fantoni e la bottega di Giovan Battista Caniana. La terza sacrestia, in realtà una sala capitolare, presenta una serie di bancali di legno e giochi di intarsio a opera esclusivamente dei Caniana», racconta ancora il rettore.
Dalle sacrestie si passa al museo, un palazzo seicentesco in cui si possono ammirare gli arredi liturgici e altri elementi necessari per le celebrazioni ecclesiastiche. «Il museo raccoglie una serie di opere d’arte – dice Panigada – fra cui il “San Cristoforo” del Tintoretto e il capolavoro di Palma il Vecchio, il “Martirio di San Pietro”; ma i visitatori potranno anche trovare l’“Alcova di Ganimede”. Proveniente dall’Accademia Carrara, l’“Alcova” è una monumentale struttura in legno di quasi cinque metri (realizzata da Grazioso il Giovane) che, idealmente, completa il “percorso fantoniano” e che risulta preziosa anche perché rara: le “opere civili” dei Fantoni sono davvero poche».
La Basilica di Santa Maria Assunta e il Museo della Basilica di Gandino
Da Alzano Lombardo si prosegue verso Gandino. Capoluogo dell’omonima valle (che sorge in un’ampia conca), Gandino, da circa dieci secoli, è stato culla di una fiorente comunità mercantile e, successivamente, di un’importante economia industriale. Numerose sono le testimonianze architettoniche medievali e rinascimentali. «Chi si immerge nel borgo di Gandino se ne torna a casa realmente arricchito – afferma Francesco Rizzoni, rettore del Museo della Basilica di Gandino – Arricchito dalla meraviglia perché, in un microcosmo come questo, il visitatore scopre tesori che nulla hanno da invidiare a quelli che può trovare all’interno di un duomo cittadino. La Basilica di Santa Maria Assunta è l’edificio più imponente: risale al 1623 ed è il primo in Diocesi, dopo Santa Maria Maggiore, ad aver ricevuto, nel 1911, il titolo di “Basilica”. Ma Gandino ha anche un altro primato: nel 1929 viene inaugurato il primo museo d’arte sacra della Diocesi. Un’idea, quella del museo, venuta un anno prima all’allora cardinale Angelo Giuseppe Roncalli».
Nel museo sono riposti manufatti di varia natura: molti provenienti da diverse parti del nord Italia, alcuni originari del nord Europa. «La quantità e la qualità degli oggetti conservati nel museo raccontano l’opulenza dei mercanti gandinesi – spiega Rizzoni – Si pensi, per esempio, alle serie di arazzi fiamminghi, ma anche argenti preziosi e una gran quantità di calici, ostensori, pissidi, sculture lignee che provengono da Vienna, Augusta, Strigonia e da altre cittadine europee. Attraverso il settore dedicato ai paramenti, nel museo si può idealmente tracciare la storia del tessuto ecclesiastico, dalla metà del 1400 fino ai nostri giorni: al suo interno sono infatti custoditi una gran quantità di tessuti aulici di notevole importanza. La stessa cosa vale per i merletti (esposti in 44 cassetti): anni fa, è stata pure stampata una guida dove la raccolta gandinese è stata classificata come la più importante a livello europeo. Si parla sia del merletto bianco (realizzato in lino), sia del merletto in filo metallico (oro o argento)».
All’interno del percorso, è presente anche una pinacoteca (che raccoglie tre tipi di produzione: lombarda, veneta e locale), una sezione dedicata all’archeologia tessile e un museo dei presepi. Nato alla fine degli anni Novanta, il museo raccoglie più di seicento presepi provenienti da tutto il mondo.
Per Rizzoni il fascino di Gandino è qualcosa che ha a che fare con la memoria: «Contemplare l’arte del borgo significa scoprire come chi ci ha preceduto abbia sempre pensato in grande: molto di ciò che ci è stato consegnato dal passato è stato progettato per durare nel tempo e questo anche perché quest’arte doveva parlare di Dio».
La Basilica di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista a Clusone
A Clusone si potrà ammirare la Basilica dedicata a Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista , edificata tra il 1688 e il 1698 su disegno del Quadrio, architetto della Fabbrica del Duomo di Milano. «Clusone, in questi ultimi anni, è diventata una piccola cittadella dell’arte – afferma Pierangelo Giudici, sacrista della Basilica – L’Oratorio dei Disciplini, la Basilica e il suo museo sono i suoi fiori all’occhiello. La Basilica è importante perché contiene opere di Andrea Fantoni e altri dipinti che vanno dal Settecento alla prima metà dell’Ottocento. Ma, della chiesa, non bisogna dimenticare il grande portale in bronzo a fusione unica, a opera di Mario Toffetti. La parte esterna reca immagini dell’inferno, del purgatorio e del paradiso; quella interna raffigura alcune scene della vita del Battista».
Nell’unica navata si aprono otto cappelle contenenti altrettanti altari. La volta è affrescata con motivi architettonici e floreali di Bernardino Brignoli e con medaglie su tela di Antonio Cifrondi. Per le tante tele di valore che la ornano, questa chiesa può ritenersi una vera galleria di pittura lombardo-veneta, ove spiccano la pala dell’«Assunzione» del Ricci, la «Nascita di San Giovanni Battista» del Carpinoni e il «Sant’Antonio» del Cignaroli.
Bene ricordare, inoltre, il gruppo ligneo fantoniano del Crocifisso, il maestoso altare maggiore, il pulpito confessionale e il fonte battesimale del ‘400. Come detto, però, a Clusone c’è pure dell’altro. «Il museo della Basilica viene restaurato verso la fine degli anni Novanta e inaugurato nel 2011, a trecento anni dalla consacrazione della Basilica – spiega Giudici – Al suo interno, si possono trovare teli, quadri, argenteria e paramenti di grande valore. Presso l’Oratorio dei Disciplini, invece, oltre diversi affreschi riguardanti la vita di Cristo e una pala d’altare dell’Annunciazione risalente al Trecento (lo stile è gotico, in legno, cuoio e foglia d’oro zecchino), si trova il celebre “Trionfo e danza della morte”, conosciuto in tutto il mondo».
Il Museo Parrocchiale Santa Maria Assunta di Vertova
Il percorso tra i tesori d’arte sacra si conclude con il Museo Parrocchiale Santa Maria Assunta di Vertova , a due passi dall’inizio del sentiero che attraversa la splendida Val Vertova. L’edificio sacro, alla sobria eleganza dell’esterno, contrappone una sontuosa decorazione interna. Le sale del museo, ospitate negli antichi ambienti posti nelle adiacenze della prepositurale e abilmente recuperati, raccolgono un ricco patrimonio, organizzato secondo criteri espositivi tematici. Tra questi temi («patroni», «iconografia mariana», «chiese sussidiarie», «Venerdì Santo») spicca quello del «tesoro», la cui sala è stata recentemente rinnovata e implementata.
La chiesa, le sacrestie e il museo custodiscono le opere di artisti tra i più rinomati del panorama barocco bergamasco. Il «Crocifisso» di Andrea Fantoni, protagonista della sacra rappresentazione del Venerdì Santo, si accompagna alla statua del «Risorto» del medesimo autore. Tra i dipinti spicca, in particolare, la «Madonna con Bambino in trono e Santi» di Enea Salmeggia.
Attività realizzata con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito del bando OgniGiorno inLombardia, progetto Campagna “Le Magnifiche Valli tra Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”.
- «La Valle delle Basiliche»: i tesori dell’arte sacra in ValSeriana
- Il complesso della Basilica di San Martino ad Alzano
- La Basilica di Santa Maria Assunta e il Museo della Basilica di Gandino
- La Basilica di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista a Clusone
- Il Museo Parrocchiale Santa Maria Assunta di Vertova