Il Sole è iperattivo, le macchie solari più numerose del previsto

In concomitanza con l'approssimarsi del picco dell'attuale ciclo solare, la nostra stella sta diventando particolarmente iperattiva : continua ad aumentare il numero di macchie solari che ne punteggiano la superficie, e le cifre registrate sono nettamente più alte rispetto alle previsioni .

"È un ciclo che si sta dimostrando molto più attivo di quanto si pensasse quando è iniziato, nel 2019 , ha sicuramente superato le aspettative ", dice all'ANSA Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all'Università di Trieste. Tant'è che i l periodo di massima attività arriverà in anticipo : "Il picco verrà raggiunto già negli ultimi mesi del 2024 - aggiunge Messerotti - o nei primi mesi del 2025 ".

In base ai dati forniti dal Centro di previsione meteorologica spaziale della statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), già a maggio 2024 il numero medio mensile di macchie solari , arrivato a 172 , ha superato il dato massimo registrato durante il picco dello scorso ciclo, che a febbraio 2014 aveva raggiunto quota 146.

A luglio la media mensile è salita a 196 , a fronte di un numero previsto di 106 e, secondo i dati secondo i dati del sito SpaceWeather.com, agosto promette di superare ancora questo numero, con una media mensile provvisoria di 217.

" Le previsioni iniziali si sono rivelate sbagliate poiché risentono del fatto che non comprendiamo ancora appieno l'attività solare " commenta Messerotti. Il record, perlomeno da quando si hanno a disposizione misurazioni dirette, resta per ora appannaggio del 19/mo ciclo: il numero medio mensile di macchie rilevato nell'ottobre 1957 arrivò a 359 .

Le macchie solari sono provocate da concentrazioni di campi magnetici, così forti da impedire al calore interno di raggiungere la superficie: infatti, hanno una temperatura di circa 3.700 gradi, contro gli oltre 5.700 della superficie circostante. A causa della loro instabilità, le macchie possono provocare espulsioni di massa coronale, le cosiddette Cme, e brillamenti solari.

Dunque, la loro presenza in numeri elevati aumenta la probabilità di tempeste geomagnetiche sulla Terra, ma non necessariamente di elevata intensità. "Questo è un luogo comune", precisa Messerotti: "le più intense tempeste geomagnetiche sono state registrate nella fase di salita del ciclo e in quella di discesa, e non in corrispondenza del picco".

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