Reduce da dieci giorni di esami orali che hanno messo a dura prova la mia resistenza mentale (c’è chi è riuscito a far nascere Gesù nel 200 a.C. e chi ha attribuito a Bartali il merito di aver salvato dalla deportazione numerosi ebrei… trasportandoli in bicicletta), torno con immensa gioia sui nostri monti.
La meta di oggi è un classico, il monte Resegone, che raggiungeremo con un percorso di salita alternativo a quello molto affollato che parte da Brumano. Il Resegone rappresenta una delle cime più prestigiose delle Prealpi Orobie, sicuramente la più ammirata della valle Imagna. Il caratteristico profilo e la vicinanza alla pianura la rendono anche la montagna simbolo del lecchese e della Brianza. Infatti, per chi lo osserva da quei territori, le nove punte principali che lo caratterizzano ricordano la lama di una grande sega (resegùn in dialetto lecchese).
Il fascino di questo monte ha contagiato anche celeberrimi letterati: viene celebrato più volte ne «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni e anche il versiliano Giosuè Carducci lo cita nel suo «Il parlamento». In questo caso però, la seduzione lirica ha avuto il sopravvento sulla geografia. Infatti, essendo il brano ambientato a Milano, nei versi «Il sole / ridea calando dietro il Resegone» il poeta ha dato una descrizione erronea, giacché il Resegone si trova a nord est di Milano e il sole non può tramontare in quella direzione.
Conseguenza delle citazioni manzoniane fu la «Servitù del Resegone», un vincolo edilizio emanato a Milano nella seconda metà dell’800 che imponeva agli edifici a nord dei bastioni di Porta Venezia di non superare l’altezza di 2-3 piani, per permettere di ammirare il suggestivo panorama sul Resegone. Questa interessante sensibilità paesaggistica ante litteram durò fino al 1887 quando palazzo Luraschi, con i suoi otto piani, occupò lo skyline.
Brumano è il paese più piccolo della valle Imagna. Deve il suo nome alla radice brom o brum, presumibilmente latina, che richiama «bruma» (inverno, gelo), da ricondurre al clima particolarmente rigido nei mesi invernali. A differenza degli altri comuni della valle che erano sotto la giurisdizione della Repubblica veneta, il territorio di Brumano fu a lungo soggetto al Ducato di Milano e alla diocesi milanese. Mentre la maggior parte dei borghi montani annovera un progressivo calo di abitanti, Brumano vanta un record nazionale: negli ultimi 10 anni ha visto una crescita del 25,77% dei suoi abitanti, passando da 97 abitanti nel 2012 ai 122 del 2022. Infatti alcuni nuclei famigliari hanno scelto di lasciare il trambusto cittadino per la tranquillità di questi luoghi.
La pioggia caduta ieri fin nel cuore della notte non ci ha scoraggiati. Un’occhiata al meteo e via, di primo mattino, per sfruttare la breve finestra di tempo favorevole. La vallata sonnecchia ancora avvolta nelle nuvole, mentre il Resegone ci porge il buongiorno illuminato dai raggi del mattino. Partiamo dal posteggio della chiesa (911m) seguendo il sentiero CAI n° 587 che si inerpica subito nei prati sopra l’abitato. Si taglia ripetutamente la strada asfaltata costeggiando alcune dimore rustiche fino a raggiungere il limite dei pascoli (1020m).
Il tracciato procede ora zigzagando nel bosco fino a una radura che ospita il rifugio Resegone (1264m). La struttura, inaugurata dieci anni fa su iniziativa del CAI Valle Imagna, è l’unico rifugio sul versante bergamasco del Resegone. La gestione è affidata a sette gruppi di volontari che si alternano a rotazione: ciascuna squadra è specializzata in un piatto forte che propone quando è di turno al rifugio. Crocevia di numerosi sentieri, lo considero un ottimo punto di appoggio per chi desidera approfondire la conoscenza del territorio.
Appena superato il rifugio si diparte (cartelli indicatori) la variante di salita al Resegone chiamata «i Solitari» (sentiero CAI n° 590). Si tratta di un percorso leggermente più lungo di quello tradizionale ma molto divertente e decisamente meno battuto. Offre panorami meravigliosi alternando scorci sia sulla valle Imagna che sul lecchese. Ci addentriamo in un bel bosco di faggi e betulle con alcuni pinnacoli di roccia a fare da sentinelle. Qualche raro abete cerca di contendere il predominio boschivo, per il momento con scarso successo.
Il sentiero è ben segnalato e, nonostante la traccia non sia sempre evidente, difficilmente si sbaglia. In mezzoretta dal rifugio arriviamo ad attraversare una serie di radure dove l’erba ancora bagnata ci inzuppa scarpe e pantaloni. Mi porto sul bordo di una balza erbosa per sbirciare il panorama… una meraviglia! Ci troviamo appena sopra le nuvole che sommergono l’intera valle e la pianura; sopra di noi il sole abbraccia completamente il Resegone. Certe suggestioni sono, in genere, prerogativa dei mesi autunnali e invernali ma assolutamente una rarità a luglio!
In pochi minuti il paesaggio cambia radicalmente: gli alberi di alto fusto lasciano il posto ai cespugli di rododendro e ai prati di un verde intenso che crea contrasto con le bianche rocce calcaree. Raggiungiamo una bocchetta sul crinale (1625m) in prossimità dei Solitari, tre torri rocciose alte tra i 60 e i 90 metri. I torrioni, visti dal lato bergamasco, sembrano formazioni quasi insignificanti, mentre osservati dal versante lecchese rivelano severe pareti di roccia in cui sono state aperte alcune impegnative via di arrampicata. In effetti il Resegone ha questa caratteristica: rocce verticali e ardite cenge erbose sul lato occidentale, pendii erbosi più docili sul versante orientale.
Alla bocchetta ci innestiamo sul sentiero CAI n°571 («sentiero delle creste») che ci guiderà fino alla croce di vetta. I panorami sono superlativi, di qua la valle Imagna e le Orobie brembane, di là Lecco, il lago e la Brianza. In lontananza appare la mole imbiancata del monte Rosa. Oggi le nuvole basse rendono il quadro ancor più suggestivo. Notiamo però che dal lato bergamasco la nebbia sta risalendo il pendio, meglio non tergiversare.
All’improvviso scorgiamo a pochi metri da noi una mamma camoscio con il suo cucciolo. Come non fermarsi ad ammirarli? Poi ne scorgiamo altri due, e altri ancora. Nei dintorni della bocchetta, a pochi metri una dall’altra, cinque coppie di mamme con il piccolo. Ci guardano circospette ma sembrano tranquille. Per prudenza si allontanano un poco e proseguono la colazione che abbiamo disturbato. Mi attivo nel tentativo di trovare la prospettiva migliore per alcune foto: sottovento, con passi felini, avanzo nascosto, quasi accovacciato, ma ad ogni mio passo ne corrispondono due dei loro. Rinuncio.
Proseguendo gli incontri con i camosci si susseguono con nostra grande gioia. Non essendo la prima volta che mi capita di avvistarli in zona ne deduco che sia un insediamento stabile. Ricordo che negli anni ‘80/’90 avvistamenti di questo genere sul Resegone erano molto rari.
La nebbia continua a salire minacciosa, acceleriamo il passo per giungere in vetta prima di lei. Tutti i denti che compongono il profilo del Resegone portano un nome, generalmente dedicato a personaggi particolarmente cari alle comunità locali o riferito ai centri abitati sottostanti: cima Quarenghi in onore del celebre architetto valdimagnino, pizzo Daina a ricordo della famiglia proprietaria dei terreni del Resegone, punta Cermenati dedicata al famoso naturalista lecchese, punta Stoppani in memoria dell’illustre geologo e patriota lecchese e, naturalmente, punta Manzoni. È curioso notare che alcune cartine topografiche un po’ datate, al posto di Resegone riportano ancora l’antico nome, monte Serrada, attribuibile al periodo della dominazione spagnola (aserrada infatti significa «segata»).
In un’alternanza di salite e brevi discese guadagniamo, in successione, il pizzo Brumano (dalla cui sommità si inizia a intravedere la croce del Resegone), il pizzo Daina (da affrontare superando un paio di elementari passaggi di roccia) e la Torre di Valnegra. Aggirata quest’ultima appare il rifugio Azzoni, appollaiato su uno sperone roccioso e protetto dalla croce di punta Cermenati, la torre più alta del Resegone (1875m).
Sbuchiamo in vetta giusto in tempo per intravedere ancora il monte Rosa e la Grignetta. Lecco, ai nostri piedi, è già completamente ricoperta dalle nuvole. Scattiamo alcune foto prima dell’inesorabile sopraffazione delle nebbie orobiche. Sarà l’orario mattutino (non sono ancora le nove) o la pioggia di ieri oppure il percorso alternativo, ma da quando siamo partiti non abbiamo incontrato anima viva. Solo adesso quattro persone al rifugio. La nebbia ha fatto svanire ogni voglia di fermarsi lassù. Il tempo di un caffè e via, lesti, verso Brumano lungo il sentiero CAI n° 587. Giunti in paese ci concediamo un giretto tra le viuzze di Brumano che in alcuni angoli caratteristici sa regalare l’atmosfera di un tempo.
P.S. L’itinerario qui descritto è lungo poco meno di 10km con un dislivello positivo di circa 1100m. Calcolare quattro ore di cammino. Il tratto delle creste è classificato EE (per escursionisti esperti) per la presenza di brevi tratti su roccia, sopra menzionati. Sono semplici passaggi di I grado, mai esposti e, camminando nel senso di marcia proposto, si affrontano in salita. È comunque raccomandata prudenza e assenza di vertigini.
(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)