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Fabiana Fachin e quella voglia irrefrenabile di surfare in parallelo sui pendii di snowboard alpino

Intervista. Intraprendere una carriera negli sport invernali era nel destino di Fabiana Fachin. I genitori impegnati nello sci di fondo, un’infanzia trascorsa all’ombra delle nevi della Valtellina e quel legame a doppio filo con la Val Brembana non potevano che condurre la portacolori dell’Esercito sui pendii più ripidi di tutto il mondo

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Fabiana Fachin si inclina in una curva del parallelo slalom di Racines

In pochi si sarebbero però aspettati di vedere, nel giro di qualche anno, Fabiana destreggiarsi con la tavola lungo i principali impianti europei (e non solo) dello snowboard alpino. In grado di seguire il proprio cuore dopo aver provato una lunga serie di discipline, la 21enne di Valdidentro si è lasciata coinvolgere dall’adrenalina che, solo affrontando le curve in parallelo a fianco della propria avversaria, puoi assaporare.

«Mia mamma insegna sci di fondo, mentre mio padre era in Nazionale per cui è sempre stato uno sport di famiglia. Praticamente lo abbiamo sempre praticato da quando eravamo piccoli. Ho provato a far qualche gara, ma ben presto mi sono resa conto che gli sport di resistenza non mi entusiasmavano. Per questo ho provato altre discipline, ma non trovavo la mia strada – racconta Fachin -. Ho provato quindi lo snowboard e mi è piaciuto sin da subito. La vera scintilla è arrivata quando facevo i corsi visto che, a differenza di altri sport che avevo affrontato in precedenza, non mi pesava, anzi, mi divertivo ogni volta di più e questo mi ha spinto a proseguire».

Un colpo di fulmine quello fra Fabiana e lo snowboard che si è consolidato durante il periodo delle scuole superiori dove ha deciso di puntare sul parallelo, una specialità che vede l’Italia ai vertici mondiali grazie anche all’apporto del commissario tecnico Cesare Pisoni, originario di Valcanale, ma che è comunque meno famoso di altri settori come lo snowboard cross o il freestyle, decisamente più spettacolari grazie alle coreografie in volo o ai passaggi al cardiopalmo.

«Ho frequentato le scuole superiori a Malles, in Val Venosta, dove ho seguito il liceo sportivo in lingua tedesca. Lì l’unica disciplina dello snowboard che si poteva affrontare era il parallelo. Non c’era cross o freestyle, per cui, sin dall’ingresso a scuola, ho dovuto iniziare a utilizzare l’hard. Ho affrontato le prime gare e mi è piaciuto sin da subito decidendo così di intraprendere quella strada. Il boarder cross l’avevo già testato in realtà alle scuole medie, ma non mi aveva colpito così tanto».

La scelta di lasciare la famiglia d’origine a soli quattordici anni per trasferirsi in un’altra regione, dove si è costretti a parlare un’altra lingua, è certamente sintomo di grande coraggio. Un po’ come quello che contraddistingue il popolo orobico a cui Fabiana è particolarmente legata grazie alle radici della mamma, proveniente da San Giovanni Bianco, e che non ha mai dimenticato compiendo i primi passi nel mondo dello sport lungo le sponde del fiume Brembo.

«Mi sento bergamasca perché mia mamma e i miei nonni sono originari della Val Brembana. Ricordo ancora quando da bambina trascorrevo le festività natalizie lì insieme a zie e parenti e per questo sono sempre rimasta molto legata a San Giovanni e alla casa materna. Mi piace molto quella zona e anche quando ho modo di andare a Bergamo, apprezzo particolarmente la città – spiega Fachin –. Trasferirmi a Malles non è stato poi così complicato perché mi sono trovata sin da subito bene sia con la scuola che con il convitto dove alloggiavo stringendo un profondo rapporto con le persone che mi circondavano. Non ho avuto grandi difficoltà nemmeno con il tedesco tant’è che, impegnandomi un po’, ho imparato un’altra lingua conciliando scuola e sport al tempo stesso».

Quella caparbietà decisamente orobica ha aiutato l’alpina di Valdidentro a emergere in una disciplina dove è necessario spingere a fondo sin oltre la linea del traguardo perché non si sa mai quale possa esser l’esito della gara. Due run per ogni turno, due tracciati paralleli da affrontare in maniera alternata, un avversario da tenere d’occhio e soprattutto una serie di curve da assestare al meglio cercando di avvicinare la tavola il più possibile alle porte che delimitano il tracciato.

Trattandosi di due manche è fondamentale esser sempre al top perché, al termine della prima discesa, il cancelletto concede un vantaggio a chi ha tagliato per primo la linea d’arrivo permettendogli di anticipare nell’uscita lo sfidante dello stesso distacco accumulato in precedenza.

«La disciplina si divide in due tipologie, gigante e slalom. Nel primo caso le porte distano circa tra i 21 e i 24 metri l’una dall’altra e si utilizzano delle tavole più grandi con maggior raggio di curva, nel secondo invece la distanza scende dagli 11 ai 13 metri e di conseguenza diminuiscono anche le dimensioni dell’attrezzo – spiega l’atleta dell’Esercito –. Fino allo scorso anno avrei detto che preferivo lo slalom perché è necessario aver più reattività di gambe nel movimento, tuttavia nel corso di questa stagione ho affrontato molti giganti e questo mi ha permesso di apprezzare particolarmente l’adrenalina che si prova grazie a una maggior velocità».

In uno sport dove si gareggia spalla a spalla, su due tracciati affiancati, ma sulla carta identici, c’è da tenere conto di alcuni rischi del mestiere. Infatti fra una pista e l’altra non esistono barriere e una piccola distrazione può costare cara anche all’avversaria: «Mi è capitato due volte in gara che la mia sfidante finisse per invadere il mio percorso. Nel primo caso sono stata travolta rompendo fortunatamente soltanto l’attacco, nel secondo caso è stata una grande distrazione e ho cambiato la linea frenando leggermente, ma non mi sono fermata completamente e ho continuato a gareggiare. In questi casi potresti alzare la mano per far ripetere la run, ma quando sono al cancelletto non penso a questi inconvenienti».

Questa propensione alla velocità e al rischio ha permesso a Fabiana Fachin di conquistare nel 2024 il bronzo a squadre ai Mondiali Juniores in coppia con Mike Santuari e centrare quest’anno a Ratschings il secondo podio in Coppa Europa. Risultati che hanno cambiato la carriera della giovane lombarda che ora può puntare in alto.

«Il podio iridato mi ha permesso di entrare in un gruppo sportivo militare e cambiarmi di fatto la vita perché ho potuto concentrarmi sullo snowboard come se fosse un lavoro. Quest’anno ho invece dovuto far i conti con una stagione difficile a livello mentale tanto che in quest’ultima fase vorrei puntare la mia attenzione soltanto sugli allenamenti e sul migliorare quegli aspetti su cui sto lavorando ultimamente – conclude Fabiana –. Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026? Penso ci siano davanti a me atleti molto bravi e con maggiore esperienza. Io devo cercare di raccoglierla il più possibile nei prossimi anni e magari puntare al 2030».

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