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Educare prima di allenare: Igor Trocchia e la sua Nazionale di calcio sordi

Articolo. Dopo l’ottimo quarto posto agli Europei in Turchia, la squadra azzurra punta ai prossimi Deaflympics, le Olimpiadi per le persone non udenti. L’allenatore campano, trapiantato a Bergamo, sogna in grande e ci racconta la bellezza del suo gruppo

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A volte uno sguardo può contare vale più di mille parole. Igor Trocchia lo ha scoperto quando è sbarcato nel mondo dei non udenti prendendo la guida della Nazionale Italiana Sordi di calcio. Un ruolo difficile da svolgere non solo per la pressione da portare sulle spalle, ma anche per le complicazioni legate al passare i dettami tattici e le indicazioni ai propri giocatori.

Per l’allenatore campano, trapianto da diversi anni a Bergamo, ciò ha rappresentato una nuova sfida, l’ennesima dimostrazione che il calcio non è semplicemente un gioco in cui schierarsi da una parte o dall’altra del campo, ma anche un modo concreto per fare gruppo e offrire un ruolo educativo. Un principio che lo sport racchiude nelle proprie radici e che Igor ha saputo trasmettere già da allenatore delle giovanili del Pontisola quando, intervenendo su un caso di razzismo, è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. Proprio in quell’occasione è scattata la scintilla che lo ha portato ad approdare alle Nazionale Sordi.

«Al Quirinale ho conosciuto Ilaria Galbusera, capitana bergamasca della Nazionale Italiana Femminile di volley sorde che mi ha chiesto se volessi prendere parte anch’io a questo movimento. Ha fatto quindi il mio nome alla Federazione Sport Sordi Italia e, all’inizio, pensavano di affidarmi la Nazionale Under 21 – racconta Trocchia – A tre giorni dalla partenza degli Europei in Grecia nel 2019, il commissario tecnico della Nazionale maggiore ha però dato le dimissioni portando la Federazione a pensare direttamente a me. Avevo praticamente quarantott’ore per decidere, ma non ci ho pensato due volte. Ho accettato immediatamente e mi sono imbarcato in quest’avventura».

Da quel momento Igor ha vissuto una costante crescita con il proprio gruppo, a dimostrazione che il ruolo di allenatore non si ferma a quello di creatore di tattiche, ma travalica il campo e si avvicina a quello di educatore che, per prima cosa, deve dare il proprio esempio. Trocchia non si è perso d’animo e, alternandolo al lavoro di venditore ambulante, è riuscito a condurre la squadra a nuovi traguardi, ultimo dei quali il quarto posto al recente Europeo ad Antalya (Turchia), dove ha preso parte anche il bergamasco Samuel Comi, portiere del Villa Valle in Serie D e miglior estremo difensore del torneo.

«La competizione è andata benissimo, in linea con la crescita che abbiamo avuto in questo quinquennio da quando sono a capo della Nazionale. Cinque anni fa siamo arrivati settimi, due anni fa ai Deaflympics quinti e quest’anno abbiamo conquistato un quarto posto, battendo squadre che fino a ora ci avevano superato – sottolinea il tecnico azzurro – È andata bene sotto ogni punto di vista, da quello fisico – i ragazzi si sono preparati molto bene grazie al nostro preparatore Fusco che ha dato le linee guida per allenarsi a casa – a quello del gruppo. I ragazzi sono stati assieme per venti giorni: anche il tempo libero è prezioso e bisogna impegnarsi per andare d’accordo e mettersi al servizio della squadra. È andata bene anche tatticamente perché ci siamo evoluti e alcuni ragazzi hanno aggiunto un tasso tecnico che mancava a questa squadra».

I risultati sono la conseguenza di un lavoro di fondo che parte da lontano e che permette di conoscere un altro mondo, con l’obiettivo di ampliare il movimento coinvolgendo più persone possibili. Il tema dell’inclusione è proprio il grande obiettivo di Trocchia che vorrebbe far sì che il maggior numero possibile di ragazzi sordi possano accedere a questo mondo e cancellare i cliché che si legano alla loro condizione. Un percorso che passa anche dalle scuole, dove Igor porta la propria testimonianza per contrastare il bullismo indiretto, che combatte da sempre anche all’interno dei movimenti giovanili.

«Io alleno sia negli udenti che nei sordi. Noto una grande differenza perché chi viene in Nazionale si rende conto che ci sono molti ragazzi che condividono le stesse difficoltà – specifica Trocchia – Tutti i ragazzi dicono che si sentono a casa loro perché i loro compagni hanno vissuto le stesse difficoltà nel percorso scolastico, nelle amicizie, nei rapporti interpersonali. È quindi molto più semplice fare gruppo che con gli udenti. In una Nazionale c’è sempre un po’ più di spirito di gruppo e di appartenenza rispetto ad altri».

L’ostacolo maggiore rimane la comunicazione, visto che spesso è necessario ricorrere alla lingua dei segni (LIS). Un problema di non poco conto, considerato che si tratta di uno sport che si svolge lungo un campo di novanta metri e che già in condizioni normali non permette una perfetta comunicazione. Fortunatamente i progressi della tecnologia e della scienza hanno cambiato le cose negli anni favorendo il lavoro di Trocchia.

«Quando sono entrato a far parte di questo mondo, avevamo molti “sordi profondi”, persone che, essendo magari figli di sordi, non avevano mai imparato a parlare faticando anche a leggere il labiale. Si parlava molto di più con la LIS. Nel corso di questi cinque anni abbiamo notato dei cambiamenti importanti, con tanti “sordastri” che vengono da famiglie normodotate che si sono immediatamente impegnate per far fare loro logopedia al fine di parlare perfettamente. Sono quindi abituati a vivere nel mondo degli udenti, a leggere il labiale, a portare degli apparecchi e a essere anche molto più integrati. Questo rende più semplice la comunicazione».

«Il mio interprete utilizza comunque la LIS, ma il contatto visivo e il labiale mi consentono di comunicare con molta più facilità visto che in campo non possono tenere le protesi – aggiunge l’allenatore napoletano – Chi conosce il calcio, sa che è difficile dare delle indicazioni anche agli udenti. Questo mi ha insegnato come allenatore a essere più risolutivo nei dettami tattici, pochi e semplici. Per il resto bisogna affidarsi alla fantasia. Ora siamo molto affiatati e non serve molto per far capire ai giocatori quello che hanno bisogno visto che la tattica della squadra è molto semplice, giocando a uomo».

Dopo il quarto posto agli Europei, Igor Trocchia non si vuole fermare qui e punta direttamente ai Deaflympics, le Olimpiadi per le persone non udenti, in programma nel novembre 2025. Un orizzonte che potrebbe regalare uno storico risultato all’Italia: «Grazie al quarto posto degli Europei ci siamo qualificati a questa manifestazione che è la più sentita dai sordi. Abbiamo raggiunto un livello ottimo: ora ci deve essere la consapevolezza di potersi andare a prendere una medaglia che manca da tanto tempo».

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