Che il traffico nella Bergamasca sia un problema è un dato di fatto. Non c’è infatti giorno che i media non parlino di rallentamenti, code, congestioni e lavori infrastrutturali. Per i cittadini si tratta del disagio principale come evidenziato da un sondaggio condotto da Ipsos, che pone la mobilità e le infrastrutture al vertice delle preoccupazioni dei bergamaschi. La domanda che sorge spontanea, dunque, è: ma negli anni la mobilità è cambiata? C’è stato qualche miglioramento o al contrario il traffico non fa che aumentare? Per rispondere a questi quesiti è necessario guardare un po’ nel dettaglio l’utilizzo dei vari mezzi di trasporto ed esaminare come sono variati nel tempo.
Ho cercato dunque di raccogliere un po’ di dati riguardanti il numero di auto e moto in circolazione, gli utenti del trasporto pubblico così come i ciclisti urbani e i pedoni. Una prima constatazione è che queste informazioni sono limitate e non sempre facili da reperire e ciò limita la comprensione del problema e quindi anche l’identificazione di strategie per risolverlo. Banalmente non esistono stime ufficiali sul numero di pedoni e ciclisti ma solo qualche valutazione puntuale; nel caso del bike sharing poi la stessa società che gestisce il servizio non è stata in grado di fornire informazioni quantitative. Ancora, rispetto al trasporto pubblico, le serie storiche dei dati sono incomplete e non è facile distinguere gli utenti che si spostano in provincia da quelli della città.
Rispetto alla ripartizione modale delle varie categorie di trasporto, vi sono alcune discordanze dovute alla metodologia con la quale vengono raccolte ed elaborate le informazioni. Il dato più robusto è quello relativo alle automobili in circolazione poiché l’ACI ogni anno fornisce il numero di veicoli immatricolati, anche se poi capire quanto e come si muovono è una faccenda molto più complicata. Le analisi proposte nelle prossime righe sono basate sui dati a disposizione e sui risultati di alcuni rapporti e sondaggi pubblicati negli anni da istituti di ricerca, amministrazioni e giornali.
Prima di addentrarci nel contesto bergamasco, mi preme però inquadrare la situazione da una prospettiva più ampia, guardando cosa avviene nel panorama europeo e italiano. La mobilità locale risente infatti inevitabilmente delle dinamiche e delle politiche regionali e nazionali. Da quanto emerge dai dati Eurostat, l’anno scorso il nostro Paese ha superato il Lussemburgo per numero di autovetture in rapporto al numero di abitanti, attestandosi così al vertice della classifica europea. Ovviamente non si tratta di un traguardo di cui fregiarsi visto che, come già abbiamo avuto modo di vedere, un elevato numero di auto va di pari passo con incidenti, inquinamento, stress, malattie e problematiche sociali. Il tasso di motorizzazione italiano ha raggiunto 682 auto ogni 1000 abitanti, al di sopra della media dell’Unione (563 auto/1000 abitanti) e ben lontano dai valori di paesi all’avanguardia in tema di mobilità quali la Danimarca, la Svezia, il Belgio e l’Olanda (472-506 auto/1000 abitanti). In numeri assoluti si tratta di circa 40 milioni di automobili.
La distribuzione dei veicoli sul territorio nazionale però è molto disomogenea: secondo l’Istat province quali Aosta, Biella, Perugia, Frosinone, Viterbo, Isernia, l’Aquila e Catania presentano un tasso di motorizzazione tra 750 e 800 auto/1000 abitanti, mentre altre quali Genova, Milano, Venezia, Bari, Barletta e Foggia hanno meno di 600 auto/1000 abitanti. Bergamo si colloca al di sotto della media nazionale con 644 auto/1000 abitanti. Bisogna contare poi che, a parità di motorizzazione, territori densamente abitati e con una morfologia complessa soffrono molto di più i problemi legati al traffico. La provincia di Bergamo, per esempio, ha un tasso di motorizzazione inferiore a quella di Mantova (644 contro 696 auto/1000 abitanti), ma una densità abitativa più che doppia (402 contro 173 abitanti/km2), in un territorio che è per buona parte montano; dunque, la densità di autoveicoli (ovvero il traffico) è ben più alta (0.2 contro 0.1 auto/km circa).
Confrontando la ripartizione modale degli utenti, nelle varie categorie di trasporto tra il contesto bergamasco e quello più ampio del Nord-Ovest italiano si possono notare differenze significative. Infatti, secondo quanto riportato dal piano della mobilità sostenibile del comune di Bergamo (PUMS) e dal rapporto dell’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (ISFORT), in città la percentuale di persone che si spostano in auto e moto si assesta intorno al 53% contro il 66% del Nord-Ovest.
Allo stesso modo le bici vengono usate dal 21% dei residenti di Bergamo contro il 4% degli abitanti del Nord-Ovest, mentre i mezzi pubblici soddisfano il 15% degli utenti comunali contro il 10% di quelli regionali. Infine, la quota di pedoni a Bergamo è metà di quella del Nord-Ovest (10 e 20%). Ovviamente la ripartizione modale varia un po’ in base alla distanza (città, hinterland o provincia) e in funzione del tipo di spostamento (lavoro/studio o altro). In generale, man mano che le distanze si allungano la bici viene accantonata a favore del mezzo a motore privato e del trasporto pubblico che in provincia raggiungono quote del 62 e 36% rispettivamente. Sul fronte mobilità leggera, comunque, la situazione a Bergamo è migliore rispetto all’ambito territoriale sovra regionale, anche se il veicolo a motore privato (auto + moto) risulta dominante.
Ora che abbiamo esaminato le differenze spaziali tra la mobilità bergamasca e quella regionale, nazionale ed europea proviamo a capire come questa è cambiata nel tempo. Analizzando l’evoluzione del numero di automobili in circolazione negli ultimi 14 anni, possiamo osservare che a Bergamo città il tasso di motorizzazione è rimasto abbastanza stabile, oscillando tra 600 e 630 auto/1000 abitanti, mentre in Italia e in Europa è aumentato progressivamente.
La serie temporale completa riguardante la provincia non è disponibile, ma i pochi dati a disposizione indicano che il tasso di motorizzazione cittadino è lievemente inferiore, soprattutto se si compara con l’area interurbana. Le moto in città sono circa un decimo delle auto e anche loro sono rimaste abbastanza costanti nel tempo, oscillando tra i 145 e i 160 per mille abitanti.
Il trasporto pubblico presenta una tendenza totalmente diversa: se il numero di utenti che si muovono in autobus e tram è aumentato significativamente dal 2010-2013 al 2019 (10%), con il Covid è precipitato (meno 20-30% in due anni) e attualmente non ha ancora recuperato i livelli pre-pandemia.
Un comportamento opposto sembra riguardare invece le biciclette: non ci sono stime ufficiali sul numero di ciclisti urbani ma un recente sondaggio lanciato da L’Eco di Bergamo e ATB indica un aumento di spostamenti in città del 38% in linea con la tendenza nazionale e mondiale, misurata da Google a partire dalle richieste delle indicazioni per percorsi in bicicletta.
Sembra dunque che i mezzi di trasporto più sostenibili concorrano tra loro senza intaccare minimamente il dominio dell’auto privata, che rimane il mezzo prediletto dei bergamaschi. Anche considerando l’evoluzione della ripartizione modale dei mezzi di trasporto in un lasso di tempo più lungo, non si notano grandi cambiamenti. Dagli anni Novanta ad oggi, infatti, bici e auto sono aumentate rispettivamente del 15 e del 6%, a discapito dei pedoni e delle moto che sono calati del 16 e del 5%, i mezzi pubblici invece sono rimasti praticamente invariati (-1%). Dunque, le auto hanno rimpiazzato le moto e le biciclette i pedoni.
Questi dati dimostrano il divario tra narrazione e realtà nella promozione della mobilità sostenibile e indicano che per ridurre il traffico siano necessari interventi ben più drastici di quelli realizzati fino ad ora.
Il piano della mobilità sostenibile del comune prevede nei prossimi sei anni di spostare il 5% degli automobilisti verso il trasporto pubblico, mentre Legambiente indica un obiettivo più ambizioso per ottemperare anche ai limiti europei di qualità dell’aria. Nell’ultimo rapporto CleanCities, viene infatti fissato come traguardo il dimezzamento del tasso di motorizzazione attuale, che quindi, in città, dovrebbe scendere al di sotto delle 350 auto per 1000 abitanti. Le strategie suggerite sono quelle classiche, sperimentate con successo ormai in tutto il mondo: ampliamento delle zone a traffico limitato, riduzione dei parcheggi e pedonalizzazione, potenziamento del trasporto pubblico, della rete ciclabile e dei servizi di sharing e agevolazioni economiche per l’utilizzo degli stessi.
Come abbiamo visto, il mezzo di trasporto responsabile del traffico è l’automobile; tram, bus, moto, bici e pedoni dal punto di vista dell’occupazione di suolo pubblico sono molto più efficienti, senza contare che inquinano meno e sono più democratici. Ridurre il numero di auto è l’unica strada per migliorare la mobilità del territorio.