L’amore per la montagna non è una semplice passione. È un’attrazione fatale a cui è difficile sottrarsi pure in condizioni complicate: che sia il sole cocente che in pieno agosto brucia la pelle come se ci si trovasse in un deserto del Medio Oriente, oppure il freddo di gennaio che entra nelle ossa e non lascia scampo, per quanto ci si possa muovere e tentare di scaldarsi. Ciò che forse è più fastidioso è la percezione di affondare nella neve con tanto di piedi bagnati e una sensazione di indolenzimento e impotenza che ci costringe a rallentare, a volte addirittura a fermarci. Per questo motivo, l’uomo ha inventato uno strumento tanto semplice da sembrare quasi arcaico, eppure dall’efficacia eccezionale: le ciaspole, piccole e curiose “racchette da tennis” realizzate per ampliare il piano di calpestìo ed evitare di “camminare sulle uova” per non cadere in qualche buca nascosta.
Con un mezzo così efficace, si può addirittura pensare di correre nel bel mezzo di una tempesta di neve. È ciò che è accaduto ad Alex Baldaccini, che a Fuente Dé y Potes, sui Pirenei, lo scorso 2 marzo si è laureato campione del mondo di ciaspole per la seconda volta nella sua carriera, a undici anni di distanza dal primo magico successo ottenuto sulle nevi del Trentino. Fuoriclasse della montagna a trecentosessanta gradi, il 35enne di San Giovanni Bianco si divide fra la professione di fisioterapista e allenatore e le gare di trail running che lo hanno condotto a scalare le vette di tutto il mondo.
«La passione per le ciaspole è nata fra il 2009 e il 2010, quando mi hanno invitato a svolgere una gara con un attrezzo che non avevo mai indossato prima. Non avendo a disposizione nemmeno l’attrezzatura giusta, la prima volta il risultato non è stato soddisfacente, ma ciò non mi ha impedito di proseguire e fare gare in giro per l’Italia – racconta l’atleta del Gruppo Sportivo Orobie – Nonostante tutto, questa è la prima volta che svolgo una gara fuori dal nostro paese. A differenza di quanto accaduto nel 2013 in Trentino, ci trovavamo all’interno di un parco naturale, motivo per cui la traccia non era battuta e le difficoltà erano ancora maggiori. Per non farci mancare nulla, sulla gara si è abbattuto una tempesta di neve e il tracciato non presentava un metro di pianura. All’inizio ero un po’ titubante, ho pensato di rimanere coperto in mezzo al gruppo, ma sulla prima salita mi sono trovato da solo e a quel punto ho accelerato arrivando con un bel po’ di vantaggio sul secondo».
Se il cuore è l’elemento cardine di questo sport, fondamentale è anche l’apporto del cervello, che consente di non arrendersi mai, superando gli ostacoli causati dal tempo ridotto per allenarsi e prepararsi agli appuntamenti più importanti. La voglia di mettersi in gioco su campi continuamente diversi ha sempre spinto Alex, che d’inverno si cimenta sulla neve e d’estate sulla polvere dei sentieri. Nel 2017, infatti, ha vinto la classifica generale della Coppa del Mondo di corsa in montagna.
Tra un’avventura e una complicazione, il vantaggio è quello di non esser costretti a utilizzare costantemente le ciaspole per poter essere competitivi, oltre a poter personalizzare il mezzo per rendere al meglio. «Prima del Mondiale le ho indossate una volta in allenamento e due in gara, alla Ciaspolada e al Trofeo Nikolajewka sulle nostre Orobie. Il grosso della preparazione avviene su strada e su sentieri a bassa quota, anche se è necessario lavorare sulle gambe perché le ciaspole richiedono una forza maggiore rispetto alla corsa normale, avendo un attrezzo attaccato ai piedi e utilizzabile solo in neve fresca – spiega Baldaccini – A dispetto delle ciaspole normali, quelle di cui faccio uso sono ovviamente più leggere e meno ingombranti, e raggiungono un peso attorno ai 600 grammi. Internamente la ciaspola tendenzialmente viene svuotata di tutta la plastica e, nel mio caso particolare, sostituita da una serie di cordine simili a quelle di una racchetta da tennis. Il mezzo è poi fissato alla scarpa con alcune viti al fine di evitare movimenti strani quando si corre su traversi e discese scoscese».
La passione non basta per trionfare in queste competizioni. È necessario sapersi gestire anche fuori dal campo di gara, ma soprattutto trovare un’attività collaterale che consenta di sostenersi anche economicamente. Né la corsa con le ciaspole né la corsa in montagna rientrano nel novero degli sport professionistici e per questo motivo Alex ha dovuto reinventarsi diventando fisioterapista e allenatore, attività che comunque gli consentono di rimanere in un ambito che conosce molto bene.
«Fortunatamente sono riuscito a creare un centro polispecialistico in Val Brembana chiamato Orobie Salute, dove insieme ad altri professionisti cerchiamo di guidare le persone verso un benessere a 360 gradi, spaziando dalla riabilitazione alla nutrizione, dal massaggio alla fisioterapia e cerchiamo di essere un punto di riferimento per la Valle – sottolinea Baldaccini – Non è stato facile ed è servito molto impegno, ma con la giusta organizzazione e le giuste persone al proprio fianco si può fare (quasi) tutto. In definitiva, è la passione che ti porta ad avere la costanza necessaria per raggiungere determinati obiettivi. Io ho la fortuna di essere appassionato a quello che faccio, sia in abito sportivo che lavorativo, e per non farmi mancare nulla quest’anno sto anche partecipando a un master universitario per ampliare le mie competenze in ambito di preparazione atletica, altra attività che mi appassiona molto e che ho intrapreso da qualche mese».
A quel punto i primi tifosi diventano i pazienti, che non smettono mai di seguire le imprese di Alex e spingono spesso l’atleta brembano oltre i propri limiti, perché si sa, «il cliente ha sempre ragione». Tanto più, se è un supporter, non si possono tradire le sue aspettative: «Quasi tutti i miei pazienti sanno che sono anche un atleta e, dopo la vittoria nel Mondiale, ci sono stati un sacco di complimenti. Ovviamente fa molto piacere perché spesso si riesce ad andare un po’ oltre alla relazione paziente/terapista e si possono creare quindi delle dinamiche un po’ più personali. Forse a qualcuno sembra strano essere trattato da un campione del mondo».
Ogni passione che si rispetti non nasce dal nulla. È necessario trovare un terreno fertile da nutrire e, in questo caso, arriva direttamente dalla famiglia, che da anni vive la corsa in montagna come un dogma. Pensare ad Alex senza i suoi amati sentieri, innevati o no, appare quasi impossibile, complice l’apporto del papà, che ha trascinato letteralmente tutta la famiglia Baldaccini su questa strada.
«Papà mi ha trasmesso la passione per la corsa. Lui ha creato il GS Orobie, società per cui corro ancora oggi e di cui sono vicepresidente ed è stato un organizzatore molto attivo in Val Brembana per tanti anni, dove ha portato anche due edizioni dei campionati italiani di corsa in montagna. Inoltre è stato il mio allenatore per tanti anni e a inizio carriera spesso ci allenavamo assieme. Avere le persone giuste a fianco, come dicevo prima, è fondamentale per riuscire a gestire tutto e qui penso anche a mia mamma e mia sorella e, negli ultimi anni, anche alla mia compagna. Inevitabilmente spesso si condizionano un po’ anche le loro vite per ottimizzare i tempi e gli allenamenti».
Di fronte a questi racconti, è impossibile non essere attratti dal mondo delle ciaspole e più in generale del trail. Senza però dover a tutti costi impegnarsi in attività agonistiche, le “racchette da neve” possono diventare delle simpatiche compagne per tranquille escursioni sulle nostre montagne, dove immergersi nel silenzio della natura. Un’attività che spesso accompagna Alex Baldaccini e che potrebbe appassionare anche chi non si è mai avvicinato all’alta quota: «Ovviamente dipende dalla quantità di neve presente, tuttavia esistono varie località che in passato erano delle stazioni sciistiche e oggi possono ospitare gite sulla neve o sci alpinismo. Banalmente alcuni dei miei allenamenti li ho svolti al Monte Avaro, ma anche San Simone rappresenta un’ottima opportunità».