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Sabato 19 Ottobre 2013
Orio e la canadese volante
di Dino Nikpalj
Quando il compianto Ilario Testa, presidentissimo di Sacbo, e l'allora direttore commerciale Francesco Fassini presentarono l'ipotesi di una compagnia low cost, in molti tra i soci strabuzzarono gli occhi.
Quando il compianto Ilario Testa, presidentissimo di Sacbo, e l'allora direttore commerciale Francesco Fassini presentarono l'ipotesi di una compagnia low cost, in molti tra i soci strabuzzarono gli occhi.
«Non vorrete mica far diventare Orio uno scalo per saccopelisti?» disse qualcuno sdegnato, non immaginando che Ryanair avrebbe fatto la fortuna dell'aeroporto. Ora invece il sito internet «The guide for sleeping in airports» (la guida per dormire in aeroporto) curato da tal Donna McSherry, agente di viaggio canadese, ci fa sapere che – ohibò – Orio non è uno scalo per saccopelisti. Di più, è il peggiore del mondo per passare la notte, il secondo in tutto dietro Manila.
Lungi da noi l'idea di fare i difensori d'ufficio, ma la classifica ci pare abbastanza bizzarra. La questione potrebbe essere liquidata rilevando come in un aeroporto di solito uno non ci va per dormire, ma per volare. Nello specifico Orio è uno scalo point to point dove atterri e vai, non un hub dove aspetti coincidenze, il che tecnicamente ha un suo peso. Tra l'altro è lo stesso Orio premiato recentemente dall'Istituto tedesco di qualità e finanza come il più apprezzato dagli italiani.
Che evidentemente non la pensano come i canadesi. Poi per carità, è tutto migliorabile, e i rilievi sulla presunta scortesia del personale e la scarsa dimestichezza con l'inglese vanno accettati e presi come stimolo. Ma se la bontà di uno scalo si misura dalle sedute della sala d'aspetto, beh, forse è il caso di volare un attimo più alto.
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