Homepage / Bergamo Città
Giovedì 17 Ottobre 2013
Riprendiamoci i cortili
Pezzi di vita bambina
di Fabiana Tinaglia
Con i gessetti l'asfalto diventava un arcobaleno di graffiti, in un angolo si giocava a elastico e vicino ai gradini che portavano alle cantine ci si rivelavano i segreti e i progetti per il futuro. Le generazioni nate negli anni Sessanta e Settanta lo sanno bene: in cortile ci si passavano i pomeriggi.
Il cortile è un pezzo di vita bambina, ricordo nostalgico per molti adolescenti cresciuti in condominio fino agli anni Novanta, abitudine ormai non più masticata: mancano i cortili nelle nuove costruzioni, mancano pure i bambini e, se ci sono, son troppo impegnati nelle tante, troppe attività extrascolastiche della settimana. A Milano, quasi con un certo effetto vintage, la tendenza potrebbe ritornare in voga: è bastata una modifica al regolamento di polizia urbana decisa dalla Giunta Pisapia per abolire quei cartelli di divieto al «giuoco del pallone» che molti cortili meneghini conoscono bene. Una decisione facile facile, che L'Eco Lab ha portato in auge per una Bergamo più vivibile e che, certo, aumenterà i battibecchi nelle assemblee condominiali, riconoscendo però un diritto al gioco in uno spazio che dovrebbe essere tra i più familiari.
Una richiesta che arriva dalla gente comune del nostro territorio e che ci fa tornare tutti un po' bambini: per giocare all'aria aperta senza uscire dal cancello, semplicemente per correre a perdifiato o scoprire nuovi amici che altro non sono i nostri vicini di casa. Senza traffico, tra mura amiche, ricreando uno spazio sociale sopito da tempo. E allora ben venga quel chiacchiericcio infantile mentre ci si scambiano figurine e si inventano missioni spaziali. Per chi ci è cresciuto, impossibile non ricordare quei pomeriggi: insieme si facevano i mercatini fuori dal portone, ora ci si incontra su Facebook per dibattere sulla prima nota scolastica del pargolo o del corso di danza della bambina. Le amicizie del cortile ci hanno fatto crescere: sotto casa portavamo bambole e padellini mentre i maschi giocavano alle macchinine e da adolescenti sono scappati anche i primi baci sotto il terrazzo che creava un cono d'ombra. Gruppi affiatati, tutti giù per le scale, veloci con pane e marmellata dopo i compiti di scuola.
Ora però i bambini sono pieni di attività extrascolastiche e, dopo inglese, teatro e basket, hai voglia a ritrovarsi quando è già buio. Con qualche domanda e ansia di troppo: se prima alla mamma bastava affacciarsi ogni tanto per dare un'occhiata, ora tante e non sottovalutabili le paure. Il cancello è ben chiuso? C'è qualcuno che potrebbe dar fastidio ai piccoli? Siamo sicuri che le auto che entrano per parcheggiare vadano piano? Nell'aiuola che confina con la strada siamo proprio certi che tra le margherite non ci siano siringhe? Domande fin troppo lecite, purtroppo, e molto più preoccupanti del disturbo che gli strilli dei bambini potrebbero arrecare a qualcuno che si affaccia su quel pezzo di asfalto e roseti. Poniamocele, però, queste domande: ci permetteranno di risolvere veri problemi e disagi sociali, per ripensare al cortile come spazio di aggregazione. Per riappropriarci delle nostre strade e delle nostre piazze. Dei nostri quartieri dove i bambini devono tornare protagonisti. Riproviamo a tirare fuori pallone ed elastico, a fare gruppo. Ci sono gli oratori, i centri sportivi, ci sono mamme, parenti e baby - sitter che trottano tutto il pomeriggio tra un'attività e l'altra. E invece sarebbe bello, una volta tanto, far quelle due rampe di scale e affacciarsi in questo piccolo mondo sotto casa. Magari con qualche gessetto colorato in mano. In caso avvisate la signora Maria del primo piano: tanto la pioggia cancella tutto, prima o poi.
Fabiana Tinaglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA