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Martedì 15 Ottobre 2013
Emozione! Il caro Fabio
paga le tasse in diretta tv
di Gigi Barcella
Nel 1989 Walter Veltroni, allora responsabile della commissione propaganda e informazione dell'allora Partito comunista italiano, aveva raccolto importanti adesioni alla sua iniziativa per i film in tivù senza il fastidio degli spot.
Nel 1989 Walter Veltroni, allora responsabile della commissione propaganda e informazione dell'allora Partito comunista italiano, aveva raccolto importanti adesioni alla sua iniziativa per i film in tivù senza il fastidio degli spot.
Lo slogan che la riassumeva era questo: «Non si spezza una storia, non s'interrompe un'emozione». Si parlava a quei tempi di «una lesione all'immaginario dei popoli...» e Veltroni dichiarava d'avere con sé «un buon ottanta per cento degli italiani».
Insomma, si voleva «riaprire il fronte della mobilitazione popolare...» e addirittura si auspicava che Berlusconi accettasse la linea proposta per far trarre un indubbio beneficio alle sue televisioni, nell'immagine e nel rapporto con il pubblico.
Domenica sera, anno 2013, il conduttore televisivo Fabio Fazio, da trent'anni alfiere della televisione pubblica, per rispondere alle incalzanti domande dell'onorevole Renato Brunetta s'è dichiarato orgoglioso del suo nuovo contratto Rai da cinque milioni di euro e passa per tre anni, e ha voluto farci sapere di pagarci anche le tasse (come fanno tanti di noi, suoi fan: incredibile, vero?) e ha deciso di sottolineare un altro aspetto importante del suo «Che tempo che fa», e cioè: «Mi preme dire al pubblico che questo programma è interamente pagato, e non è detto sia un bene perché poteva anche non essere così, dalla pubblicità».
E Brunetta: «Non è proprio così!». E Fabio, con tono duro e poco «fazioso»: «Questo programma, sì!». È passato quasi un quarto di secolo, e si vede, e si sente. La pubblicità (privata) contro la quale si mobilitavano le masse perché andava ad intaccarne la fervida immaginazione, ora viene usata per dimostrare la redditività di una trasmissione (pubblica) e giustificare lo stipendio del suo conduttore (pubblico).
D'ora in poi la réclame potrà vantarsi di aver permesso a Roberto Saviano d'aver potuto raccontare i drammi contenuti nel suo «Zero, Zero, Zero»; a Raphael Gualazzi di suonare il suo «Happy Mistake»; a Lucianina Littizzetto d'aver trasgredito in tutti i modi permessi e no, nel raccontar di politici e dintorni; a Massimo Gramellini di commuoverci con le sue storie dedicate agli ultimi....
E così sarà per tutti gli ospiti di Fabio Fazio nei prossimi mesi, probabilmente anni. Saranno pagati dagli spot, quelli che un tempo non avrebbero dovuto interrompere le emozioni e che oggi, invece, sono chiamati a garantire l'esistenza di uno spettacolo, e di un presentatore, che fanno dell'indipendenza critica la loro cifra di stile, e di contenuto.
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