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Martedì 24 Settembre 2013
Signor Scaricabarile
di Giorgio Gandola
Come dire che l'assassino è stato il maggiordomo. Ma questo non è un giallo da edicola ferroviaria, è il più assurdo incidente navale dai tempi del Titanic. Così la prima uscita di Francesco Schettino in un'aula di tribunale si trasforma in un altro naufragio.
«La colpa di tutto è del timoniere indonesiano, che non ha capito i miei comandi e ha virato a sinistra», ha spiegato l'ufficiale che quella notte - non pago di aver fatto finire la Concordia sugli scogli davanti al Giglio - scappò prima dei topi lasciandola senza una guida e tornò a bordo, mentre 32 persone morivano e altre due finivano disperse, inseguito dagli improperi del capitano Gregorio De Falco. Ebbene, per l'eroico Schettino la colpa di tutto sarebbe del timoniere indonesiano, secondo il più classico esercizio di scaricabarile della tradizione italiana. Come se nessuno si ricordasse dell'amica moldava, della sbruffonata dell'inchino e della risata planetaria che il nostro Paese dovette subìre in quei giorni.
Le cronache ricordano che Schettino ha studiato le carte per tre mesi. Tutta questa fatica per arrivare a incolpare un suo sottoposto, che compare fra gli imputati e ha già i suoi bei guai senza la spintarella del superiore. I periti del tribunale, interrogati in merito, hanno gelidamente commentato: «L'impatto sugli scogli ci sarebbe comunque stato, l'azione sul timone fu nulla». Il processo va avanti. A noi, che non sapremmo condurre neppure un pedalò, basta una rassicurazione: che il prode Schettino alle prese con le carte processuali non abbia più alcuna possibilità di prendere in mano quelle nautiche.
Giorgio Gandola
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