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Venerdì 30 Agosto 2013
Il marxista in redazione
Bei tempi, quando i giornalisti ricevevano la loro perentoria velina di regime e la notizia eccola lì, già pronta da impaginare, senza fatica alcuna... Bei tempi (si fa per dire), altri tempi. Il giornalismo oggi di tutt'altra pasta è fatto, libero arrembante e vociante.
Il giornalismo oggi di tutt'altra pasta è fatto, libero arrembante e vociante: a complicar le cose – semmai – è il capire se la notizia è meglio di carta, on line o mobile, se moriremo digitali o resterà ancora qualcuno a sporcarsi le mani con l'inchiostro della rotativa.
Dunque, bravi i cinesi, che han spazzato via tutto questo garbuglio. Un bel passo all'indietro e ogni problema è risolto. La notizia è questa: oltre 307 mila cronisti – direttori compresi: anzi, comincino proprio loro! – dovranno seguire per almeno due giorni delle lezioni di marxismo, ha annunciato l'ufficio di propaganda del Partito comunista di Pechino.
Ad essere indottrinati – precisa la nota d'agenzia – dovranno essere soprattutto i giovani giornalisti, quelli che usano principalmente internet e i social media o che vi lavorano, perché tra loro ci sarebbe più necessità di una acculturazione marxista, per «armonizzare» le notizie. La decisione arriva dopo che il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiesto un maggior controllo sulla rete internet e soprattutto sulle voci di dissenso che si diffondono on line.
E noi qui a trastullarci sulle nuove tecnologie e la data di morte dei giornali di carta, come se il problema fosse quello. Ma forse hanno ragione quei comunisti dei cinesi, a pensare che la questione vera sta nel manico: per l'appunto, nel giornalista...
Sergio Invernizzi
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