Homepage
Lunedì 12 Agosto 2013
Risparmi di Stato
di Giorgio Gandola
È estate per tutti e, nonostante il giubilo interessato di qualche ministro, è crisi per tutti. Anche per i dipendenti dello Stato, ai quali il governo ha ufficializzato la necessità di tenere bloccati per il 2014 gli aumenti Istat degli stipendi.
È estate per tutti e, nonostante il giubilo interessato di qualche ministro, è crisi per tutti. Anche per i dipendenti dello Stato, ai quali il governo ha ufficializzato la necessità di tenere bloccati per il 2014 gli aumenti Istat degli stipendi. Una decisione necessaria e dolorosa, che avvicina il lavoratore statale al lavoratore privato, anche se la perdita in potere d'acquisto di quest'ultimo è stata del 20% invece che dell'8%, con il sovrappiù di cassa integrazione e licenziamenti.
Pratiche dalle quali, per giurisprudenza e consuetudine, il dipendente pubblico è sostanzialmente esente. La vicenda ha messo in allarme i sindacati che prefigurano per l'autunno scenari da mobilitazione generale. Minacciano scioperi sanità, scuola, pubblico impiego, militari e pure le forze dell'ordine. Una massiccia contrapposizione alla tendenza alla spending review innescherebbe però l'antipatico sospetto d'essere in presenza di due Italie.
Una che può essere tartassata all'infinito (dipendenti privati, pensionati, artigiani, imprenditori, liberi professionisti) e l'altra no. Davanti a questo rischio di evidente disparità sociale proponiamo qui un modo magari primitivo ma efficace di evitare l'impoverimento della busta paga del dipendente statale. Le garanzie le paghi lo Stato, con parte delle dismissioni dei beni immobili dello Stato, con il recupero delle efficienze dentro la macchina dello Stato, con la razionalizzazione della tentacolare e spesso pigra burocrazia dello Stato. Tutti gli altri hanno già molto dato e poco ricevuto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA