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Sabato 03 Agosto 2013
Kyenge e la bassa lega
Gianlorenzo Barollo
Capita che qualche mattina affacciandomi assonnato allo specchio mi colga un pensiero fulminante: ma come è entrato quell'avvoltoio? Ovviamente un esame più attento rimette le identità al posto giusto.
Capita che qualche mattina affacciandomi assonnato allo specchio mi colga un pensiero fulminante: ma come è entrato quell'avvoltoio? Ovviamente un esame più attento rimette le identità al posto giusto.
Però questo banale equivoco fa capire come sia nato lo stile di Grandville, l'abile caricaturista francese dell'800 capace di umanizzare i volti di cani, capre e galline per farne dei ritratti di vizi imperanti e pubbliche stupidità. Uomini e animali idealmente si specchiano l'uno nell'altro: nel bene e nel male.
Con questo non si vogliono offrire annaspanti giustificazioni artistiche per l'infelice frase di Calderoli sul ministro Kyenge: il suo paragone animalesco ha toccato nuovi fondali della politica in alto mare. Ma è interessante notare come la vicenda da oltre 15 giorni abbia preso in ostaggio il dibattito mediatico.
Sorge il sospetto di un'astuzia del premier Letta per distogliere l'attenzione da più pressanti problemi, ad esempio convincere gli eschimesi a investire in Italia. Del resto piazzare una ministra di colore a trattare i temi caldi di integrazione e ius soli è stato per i leghisti come sventolare un drappo rosso davanti al naso di un toro.
Calderoli ci è cascato nella maniera più madornale, subito seguito da emuli di bassa lega. Ma toglietevi dalla testa dimissioni o confronti nel merito, lo show della politica deve andare avanti. È lo spettacolo triste di un Paese ingabbiato, ridotto a uno zoo che imbarazza e deprime.
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