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Mercoledì 31 Luglio 2013
Feltri: «Era il premier
Non firmava i bilanci»
Frode fiscale? «Ma se non firmava neppure i bilanci di Mediaset in quegli anni. Era presidente del Consiglio o capo dell'opposizione. Tecnicamente va assolto». Non ha dubbi Vittorio Feltri, editorialista de «Il Giornale».
Facciamo il toto verdetto: Berlusconi sarà assolto o condannato?
«Non mi aspetto molto dai giudici ma, dal punto di vista tecnico, Berlusconi andrebbe assolto perché negli anni a cui si riferisce il processo il Cavaliere non aveva responsabilità legali nell'azienda. Faceva il presidente del Consiglio o il capo dell'opposizione. Non firmava i bilanci, ma lo faceva il Cda di allora, al cui vertice c'era Fedele Confalonieri che, per inciso, è stato assolto».
Se fosse assolto, il governo si potrebbe dire al sicuro da nuovi scossoni sulle larghe intese?
«La Cassazione è in difficoltà: sa che un'eventuale assoluzione potrebbe essere interpretata come se la Procura di Milano, in questi anni, si fosse accanita su Berlusconi e avesse agito per pregiudizio. Siglerebbe il trionfo del Cavaliere nella battaglia epocale con la magistratura che lo perseguita.
Crescerebbe il consenso - e i sondaggi lo vedono già in ascesa - e sarebbe
favorito alle urne, ma dubito che andrebbe al voto. E quando poi, a Natale?».
E se fosse condannato non andrebbe di certo meglio...
«Perché? Se Berlusconi viene condannato, esce di scena, è uno di meno. Il vero problema è che questo, come altri, è il governo delle chiacchiere, del dire e non del fare. Con o senza il Cavaliere. Abbiamo un esecutivo che non fa riforme, non fa proposte e non legifera, si limita al gossip politico. Pensiamo a quanto è accaduto per esempio al governo Monti: appena ha cercato di fare qualcosa di serio, in chiave di aperture neoliberiste, è stato fulminato. Lo ha ammesso lui stesso».
E quanto pesa un'eventuale condanna del leader sul Pdl?
«Il Pdl trema all'idea che il capo vada in galera perché non c'è nessuno che è in grado di prendere il suo posto. E Berlusconi, agli arresti domiciliari, non potrebbe fare neppure una telefonata, figuriamoci continuare a guidare un partito. Il Popolo della libertà sarebbe allo sbando: dovrebbe fare un congresso, cosa che non ha mai fatto, per individuare un nuovo leader, praticamente un'incognita».
Pensa che il Cavaliere sia preoccupato per il futuro del suo partito?
«Penso che del partito non gliene frega niente in questo momento, se non come strumento per continuare a vivere e sperare».
E il Pd?
«Dovrebbe essere contento: va via il suo principale avversario politico. E invece sono già in tilt: perché i democratici hanno il problema inverso. Tutti pensano di poter governare e invece non c'è nessuno che ha la forza di farlo, neppure il povero Renzi».
Elena Catalfamo
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