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Giovedì 25 Luglio 2013
Impariamo l'«itagliano»
di Gianlorenzo Barollo
Come va il brand? Quanti like hai preso? Mi si è rotto il tablet. Che lingua è? Italiano ovvio, ma cucinato all'inglese. Ormai queste adozioni straniere sono parte del linguaggio corrente, ma sapreste spiegare a bruciapelo cosa è un default?
Troppe sillabe barbare gli rendevano i programmi incomprensibili e per lo stress chiede circa diecimila euro. In Francia invece le barricate a difesa dell'idioma nazionale sono state innalzate da tempo: ogni parola immigrata vuole un corrispettivo francofono. Il computer è convertito in un familiare «ordinateur» e a costo di essere prolissi il «page up» diventa «retour en haut de la page». Su un giornale locale francese è sfuggito il termine «blockbuster». Ebbene, il solerte redattore ha piazzato una bella parentesi sotto il titolo per chiarire che trattasi di «film ad alta diffusione e di grande successo».
Esagerato, ma l'Italia sta all'altro estremo: tutti sono benvenuti e se non si conosce il significato specifico delle parole, lo si deduce dal contesto. Il default? Un fatto spiacevole. Social network? Cose tra amici. La lingua italiana è fluida e cambia. Non è detto che sia un segno di debolezza. Invece che sciacquare i panni in Arno, ci toccherà smacchiare l'itangliano in riva all'Hudson. Understand?
Gianlorenzo Barollo
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