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Venerdì 05 Luglio 2013
La Borsa adora la crisi
Giorgio Gandola
La gente fatica ad arrivare a fine mese, ma la Borsa festeggia. La spiegazione sta nella frenata finanziaria di queste ultime due settimane. Sembra moralmente pazzesco, ma è così: gli speculatori non vogliono la ripresa.
La gente fatica ad arrivare a fine mese, ma la Borsa festeggia. La spiegazione sta nella frenata finanziaria di queste ultime due settimane. Sembra moralmente pazzesco, ma è così: gli speculatori non vogliono la ripresa.
Fino a quando l'economia occidentale è in recessione, l'immissione massiccia di denaro da parte delle banche centrali e degli istituti finanziari fa ricca la Borsa. Si compra e si vende, soprattutto si ottengono performances da record come nel 2012 e nei primi sei mesi del 2013, anni maledetti per l'economia reale.
Le banche, che continuano a lesinare denari alle aziende, offrono possenti aiuti agli investitori di professione con il cognome pesante. E questi guadagnano soldi a palate. Una tesi assurda? Tutt'altro. Lo dimostra la formidabile frenata avvenuta dal 19 giugno a oggi.
Prima gli indici erano tutti positivi, dopo tutti negativi: perché? Perché quel giorno Ben Bernanke, un signore con le chiavi della cassaforte negli Stati Uniti, sorseggiando un caffè al bar ha detto: «Vedo una ripresa, quindi fra qualche mese la Federal reserve potrebbe immettere meno soldi sui mercati». Panico mondiale.
Per gli investitori finanziari, quelli che il presidente Usa Woodrow Wilson definiva «gli gnomi di Zurigo», è cominciata la depressione. Per loro il doping monetario era ed è una manna. A questa società malata tutto sembra normale. Ieri mattina sentivamo alla radio: «Golpe in Egitto, militari al potere, la Borsa festeggia». Una danza macabra.
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