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Domenica 16 Giugno 2013
Non pago, sono lo Stato
E le aziende intanto falliscono
di Giorgio Gandola
Arriverà l'Italia del fare, come ci racconta Enrico Letta. Ma per ora, con tutto il rispetto per il presidente del Consiglio, è ancora l'Italia del dire. Ricordate i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende?
Arriverà l'Italia del fare, come ci racconta Enrico Letta. Ma per ora, con tutto il rispetto per il presidente del Consiglio, è ancora l'Italia del dire. Ricordate i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende, quei primi 40 miliardi (dei 120 totali) da sbloccare per cominciare a pagare i fornitori? Province e Comuni, in deroga al patto di stabilità, hanno cominciato a farlo. Con fatica e perenne preoccupazione per le sempre possibili bacchettate della Corte dei conti, ma pagano. Lo Stato no. Lo Stato promette, rassicura, prepara decreti ma non ha ancora messo mano al portafoglio. In compenso ha stabilito i 36 documenti (trentasei) che i creditori dovranno presentare, compilati alla perfezione per dare nuovo cibo alla bulimia dei burocrati. Il tempo medio dei pagamenti è di 170 giorni, il triplo della media europea.
Ci sono aziende che attendono da più di un anno, che rischiano il fallimento e che non possono neppure detrarre parte dei crediti dalle tasse. Solo in campo farmaceutico, per fare un esempio, le fatture vengono saldate a 300 giorni con punte di tre anni di ritardo. Sui contratti firmati a gennaio ci sono già 1,7 miliardi di euro in sospeso.
Vorremmo ricordare al governo che non è un regalo essere pagati per un lavoro compiuto, ma un diritto. E questo Stato debitore che si nasconde dietro la vischiosità della burocrazia dà l'impressione di sperare che le imprese creditrici falliscano prima di lui. Quello che volteggia lassù non è un condor, è un politico.
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