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Sabato 08 Giugno 2013
Il brindisi cinese
... sempre meno italiano
di Giorgio Gandola
Prosit. Non possiamo dire altro davanti alla decisione muscolare della Cina di aprire una procedura antidumping (pratica commerciale scorretta) contro i vini provenienti dall'Europa, in particolare dall'Italia e dalla Francia.
Prosit. Non possiamo dire altro davanti alla decisione muscolare della Cina di aprire una procedura antidumping (pratica commerciale scorretta) contro i vini provenienti dall'Europa, in particolare dall'Italia e dalla Francia. Che significa? Significa che le bottiglie di Chianti, di Barbera e di Bordeaux rischiano un aumento di tasse doganali. Chi si azzarda a farsi un'alzata di spalle sappia che tutto ciò vale 77 milioni di euro all'anno di danno economico.
La decisione è stata presa dalle autorità asiatiche per ritorsione contro l'Unione europea che, qualche giorno fa, aveva deciso di aumentare i dazi d'importazione dei pannelli fotovoltaici cinesi. La guerra «pannelli contro vino» è singolare e la reazione dei cinesi dimostra che i saggi eredi confuciani sono pronti a difendere i loro interessi a qualunque costo. Non è la prima volta e, a differenza dei loro gentilissimi modi, talvolta calzano l'elmetto. Problemi con Taiwan? Subito la flotta incrocia in quelle acque per un'esercitazione. Difficoltà con il Giappone per uno scoglio? Ambasciatore ritirato e bicipite lucido. Prima delle olimpiadi di Pechino, il governo finanziò e realizzò una straordinaria ferrovia che attraversava il Tibet, la più alta del mondo, per collegare direttamente la capitale a Lhasa. Un regalo ai turisti? No, all'esercito, che in caso di sommosse avrebbe più velocemente trasportato truppe e autoblindo sul tetto del mondo. Diceva Lao Tzè: «La somma delle parti non costituisce il tutto». Ma quasi.
Giorgio Gandola
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