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Giovedì 06 Giugno 2013
Redditometro, che paura
Fantasma dal nome urticante
di Giorgio Gandola
Un fantasma dal nome urticante si aggira per la penisola: il redditometro. È una parola che mette un minimo d'ansia, simpatica come un vuoto d'aria sull'oceano. Sta per cominciare la rumba e 35.000 italiani stanno per ricevere la convocazione ufficiale.
Un fantasma dal nome urticante si aggira per la penisola: il redditometro. È una parola che mette un minimo d'ansia, simpatica come un vuoto d'aria sull'oceano. Sta per cominciare la rumba e 35.000 italiani, identificati per il test dal Fisco, stanno per ricevere la convocazione ufficiale.
Dovranno dimostrare, quindi con onere della prova a loro carico, alcune spese (diciamo) fuori budget. Di fronte a questa notizia le reazioni sono due. La prima è di serenità nei confronti della legge. Chi paga le tasse e fornisce un modello 730 credibile o i cedolini degli stipendi non ha alcunchè da temere. Può dimostrare la natura dei suoi risparmi, quindi rimanga tranquillo.
Il problema degli scontrini è fasullo: il Fisco non chiede a nessuno di dimostrare come si sia speso un certo importo, ma da dove arrivano i soldi. Se il signor Rossi ha dichiarato 50 e speso 100 (quindi è un evasore) cominci a preoccuparsi. Poichè l'alternativa potrebbe essere un'altra stangata a dipendenti e pensionati, forza Fisco. La seconda reazione è di diffidenza nei confronti di chi applicherà la legge.
Attualmente più del 50% dei contenziosi - dopo anni di carte bollate, stress, apnee nei meandri della burocrazia e denari gettati in ricorsi - finisce con il successo dei contribuenti. Questo perchè l'inefficienza e l'atteggiamento vessatorio di alcuni uffici affievoliscono la fiducia del cittadino. Il redditometro non ci fa paura, la sindrome del vigile Alberto Sordi sì.
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