Tentato omicidio di Scanzorosciate
L’ex marito resta in carcere

Convalidato il fermo, c’è il pericolo di reiterazione del reato e il pericolo di fuga. È disposta la custodia cautelare in carcere per Salvatore d’Apolito. Nell’interrogatorio, avvenuto in carcere nella mattinata di lunedì 8 ottobre, il piastrellista brianzolo avrebbe ripreso la versione che aveva già dato alle forze dell’ordine quando si è consegnato, venerdì scorso.

«Ho fatto una sciocchezza» ha detto ai carabinieri tra le lacrime venerdì sera, quando si è presentato alla caserma di via delle Valli insieme al suo avvocato Stefano Sorrentino. A poco più di una settimana dal tentato omicidio dell’ex moglie Flora Agazzi, 53 anni, a Negrone di Scanzorosciate, il cinquantenne di Villasanta (MB) si è infatti costituito e ha confessato, confermando tutto quello che già i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal pm Davide Palmieri, avevano ricostruito. La fuga in Vespa, la parrucca e il cappuccio a nascondere il viso, il nastro adesivo a coprire la targa della moto, il camper come rifugio. Tutto ben pianificato e organizzato, tanto che nel camper che è stato la sua casa per oltre una settimana, parcheggiato a Lesmo, sette chilometri da casa sua, aveva scorte di cibo e denaro sufficiente per andare avanti ancora per qualche tempo.

Salvatore D’Apolito ha ricostruito con gli inquirenti le fasi del tentato omicidio e della fuga, portandoli poi a Lesmo, in un’area di parcheggio isolata e nascosta dalla boscaglia al confine con Arcore dove aveva sistemato il camper. All’interno i militari hanno sequestrato la pistola usata per sparare sei colpi contro l’ex moglie, che si trova tuttora ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Si tratta di un’arma spagnola, una semiautomatica Astra mezza arrugginita, che risale agli anni tra il 1943 e il ’45. È una pistola da 15 colpi, tolti i sei sparati a Scanzo (di calibro diverso) uno era in canna e altri otto nel caricatore. La matricola non era visibile ma sarà mandata ai tecnici del Racis per le analisi. D’Apolito ha riferito venerdì di averla trovata 5 anni fa sotto il sedile di un taxi inglese degli anni ’40 che aveva comprato in provincia di Chieti e restaurato. Sempre nel taxi avrebbe ritrovato le altre munizioni che gli sono state sequestrate, una trentina tra 7,65, 9x21 e Parabellum da guerra. Ritrovate anche una parrucca, un coltello, i vestiti che indossava il 27 settembre, una bicicletta e la Vespa 50 Special bianca, modificata, che dopo il tentato omicidio aveva riverniciato di blu scuro. Inizialmente era convinto di avere ucciso Flora Agazzi, poi ha scoperto che la donna era ancora viva.

La mattina di giovedì 27 settembre D’Apolito è partito da casa in Vespa per raggiungere Scanzorosciate, a una cinquantina di chilometri di distanza. Aveva già lasciato il camper a Lesmo con tutto il necessario, segno che aveva pianificato la fuga nei dettagli. Si era procurato anche del denaro. Il movente è da ricercare nei dissidi tra la coppia, che nel gennaio 2017 si era separata. La donna era tornata a vivere con i genitori a Pedrengo ma il piastrellista non aveva mai accettato la situazione. Si sentiva solo e con il passare del tempo sono salite rabbia e frustrazione. Flora Agazzi assisteva una parente anziana con problemi di salute che abita a Negrone, in via San Pantaleone. Lì D’Apolito è arrivato alle 10 e ha tagliato due gomme alla Fiat 16 dell’ex moglie, che è uscita e ha avuto il tempo di chiamare il gommista e di girarsi per rientrare in casa. Non è chiaro in quale momento si sia accorta della presenza del cinquantenne, che le ha sparato alla schiena sei colpi, tre dei quali l’hanno ferita a una spalla, al collo e al torace. È stata lei stessa a fare il nome dell’ex marito ai soccorritori. «Ho chiuso gli occhi e ho sparato» ha detto l’uomo venerdì sera ai carabinieri. D’Apolito, inseguito dal padrone di casa, è scappato a piedi e poi in Vespa, gettando la parrucca (poi ritrovata dalla polizia locale di Scanzo) e arrivando a Villa di Serio, dove le telecamere lo hanno inquadrato l’ultima volta, e infine a Lesmo, senza incappare in nessuna pattuglia.

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