Oggi l’autopsia sul corpo di Marisa
Arjoun risultato positivo alla droga

Oggi verrà effettuata l’autopsia sul cadavere di Marisa Sartori. La Procura ha incaricato dell’accertamento il dottor Matteo Marchesi. Intanto, all’ospedale Papa Giovanni i carabinieri hanno acquisito la testimonianza di Deborha Sartori, le cui condizioni sono in via di miglioramento.

Il suo racconto viene ritenuto fondamentale per ricostruire i fatti: quanto messo a verbale dalla ragazza, parte offesa e testimone oculare, verrà messo a confronto punto per punto con le dichiarazioni dell’arrestato. Anche Deborha è stata vittima della furia di Ezzeddine Arjoun, che le ha inferto non una, come sembrava inizialmente, ma ben tre coltellate all’addome.Fortunatamente, non fatali.

«Ho colpito Deborha. Poi è calato il buio, non ricordo cosa sia successo, non ricordo di aver colpito Marisa. Mi sono trovato con le mani sporche di sangue e sono andato dai carabinieri». Un velo nero gli è calato sugli occhi, come fosse prigioniero di uno stato di trance. Deborha sì, l’ha colpita, Marisa, la moglie, no, non ricorda di averlo fatto. Nell’ora e mezza d’interrogatorio in carcere, dalle 10,15 alle 11,45 di ieri mattina, Ezzeddine Arjoun, assistito dall’avvocato Rocco Disogra, ha risposto al gip Lucia Graziosi, ripercorrendo e in parte modificando il racconto di quanto è accaduto in quel garage la sera di sabato 2 febbraio. Una frase, in particolare, di Deborha sulla nuova situazione sentimentale della moglie, nella versione fornita, avrebbe provocato Arjoun e gli avrebbe fatto perdere i lumi.

È Deborha, nella versione del tunisino, la causa dei suoi guai,della rottura con Marisa. Deborha che si intromette nella relazione, che filtra le telefonate, che gli impedisce d’incontrare Marisa da solo per chiarire. Forse è stata la stessa Deborha, sostiene il tunisino, ad aver premuto sulla sorella perché lo denunciasse in Procura. Deborha è il primo obiettivo dell’aggressione di Ezzeddine, che al rendez-vous con la moglie sarebbe arrivato per sua stessa ammissione «bevuto e drogato», come gli capita da parecchi anni e come confermato dall’alcoltest e dagli esiti dell’esame tossicologico (positivo alla cocaina).

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