Cronaca / Hinterland
Mercoledì 26 Ottobre 2016
La sedia a rotelle pesa troppo
Orio al Serio, ora Ryanair si scusa
Lo scorso 11 settembre allo scalo di Orio al Serio aveva dovuto pagare 27,50 per il sovrappeso di quattro chili del bagaglio dovuto alla presenza di attrezzatura per la sua carrozzina.
Era successo a Salvatore Caputo, tennista disabile pugliese, mentre stava prendendo un volo Ryanair per Brindisi.
L’episodio lo aveva portato a inviare alla compagnia irlandese una lettera con cui chiede 150 euro di rimborso simbolico, e le scuse. Interpellata sulla questione, ieri è arrivata la risposta di Ryanair: «Ci scusiamo per l’inconveniente sorto in questa occasione – dichiara la compagnia -, e come gesto di buona volontà è stato rimborsato al cliente il costo del bagaglio».
L’episodio incriminato è avvenuto allo scalo di Bergamo lo scorso 11 settembre ed è stato raccontato da La Repubblica Bari. Caputo rientrava a Lecce, la sua città, dopo aver partecipato a una manifestazione internazionale di tennis che si è tenuta a Cremona. Durante le operazioni di imbarco il personale di Ryanair avrebbe contestato lo sforamento del limite di peso e costretto a pagare il supplemento nonostante Caputo avesse evidenziato che si trattava dell’attrezzatura per la carrozzina. Il suo avvocato, Stefano Gallotta dell’associazione Codici Lecce, ha deciso di mettere in mora la compagnia irlandese: «Il Regolamento CE 1107/2006, dice che “i passeggeri con mobilità ridotta hanno il diritto di trasportare gratuitamente due attrezzature per la mobilità”, al fine di garantire il loro diritto a viaggiare in aereo a condizioni simili, anche sotto il profilo economico (e, quindi, senza costi aggiuntivi), a quelle degli altri passeggeri».
Lo scorso 23 settembre invece Elena Paolini, diplomata al liceo Medi e ora studentessa al Westminster College di Londra, ha dovuto lasciare a terra la sua carrozzina, perché non conforme al manuale della compagnia aerea di Dublino. «Dear – so to speak – Ryanair» («Cara – si fa per dire – Ryanair») è l’incipit della missiva, che si conclude con una considerazione amara: «Sorpresa!, le persone disabili viaggiano. Alcune, però, non lo fanno perché sono state maltrattate e non vogliono ripetere questa elettrizzante esperienza».
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